venerdì 21 settembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Le armi...


La guerra accompagna il genere umano da sempre...

Le armi, col tempo si sono evolute, si pensa...

Guerra o "divertimenti del Signore"?

Cosa pensare di questi versi?


[Canto 1, cap. 7, ver. 12]

Suta Gosvami si rivolse ai rsi guidati da Saunaka:

Inizierò ora il sublime racconto dei divertimenti del signore, Sri Krsna, che sono legati alla nascita, alle imprese e alla liberazione dell'Imperatore Pariksit, saggio tra i re, e alla rinuncia al mondo da parte dei figli di Pandu.


Gli avvenimenti che seguono parlano della fine di una guerra, la battaglia di Kuruksetra, che vede il figlio di Dronacarya, Asvatthama il figlio di un Brahmana, commettere un crimine terribile, decapita infatti nel sonno i figli di Draupadi per donarne le teste al suo maestro. Arjuna giura di vendicare la morte dei figli della sua sposa e...


[Canto 1, cap. 7, ver. 17]

Arjuna [..] indossa quindi la sua armatura, si munisce di armi terribili, sale sul carro e parte all'inseguimento di Asvatthama...


Così inizia una lotta a due... Arjuna contro Asvatthama... quest'ultimo, sentendosi perduto gioca la sua ultima carta... decide di ricorrere all'arma ultima... il brahmastra...

Ma cos'é il brahmastra? E' l'arma più potente che esisteva ai tempi della battaglia di Kuruksetra.


[Canto 1, cap. 7, ver. 20]

Vedendo la sua vita in pericolo si purifica toccando l'acqua secondo il rito, e fissa la sua attenzione sul canto dei mantra che servono a lanciare i brahamstra, sebbene ignori come controllare queste armi.


Il brahmastra è un'arma che si controlla col canto dei mantra... è potentissima e direzionale... potente quanto e più di un'arma atomica... o almeno così si dice nelle spiegazioni...

Solo un brahmana è in grado di lanciare e richiamare l'arma, ma Asvatthama è un figlio di brahmana e non conosce tutto! in ogni caso Asvatthama lancia il brahmastra...


[Canto 1, cap. 7, ver. 21]

Una luce abbagliante si diffonde allora in tutte le direzioni, così ardente che Arjuna crede che la sua vita sia in pericolo e si rivolge al Signore, Sri Krsna.


Arjuna è confuso... non capisce cosa stia accadendo e allora si rivolge al Signore che...


[Canto 1, cap. 7, ver. 27]

Il Signore supremo disse: sappi che è opera del figlio di Drona. Egli ha pronunciato i mantra che servono a lanciare il brahmastra , ma ignora come controllare tale arma. Ha agito per disperazione, nella paura della morte imminente.


Un'arma controllata dai mantra... un'arma potentissima che provoca una luce abbagliante e intenso calore...


[Canto 1, cap. 7, ver. 28]

Soltanto un altro brahmastra potrà neutralizzare quest'arma. O Arjuna, tu che sei esperto nell'arte militare, vinci con la tua arma questa potente radiazione.


Allora Arjuna, sentite le parole del Signore lancia la sua arma per neutralizzare quella del suo nemico. Ma qual'è l'effetto di queste armi? Ce lo dice il cronista poco dopo...


[Canto 1, cap. 7, ver. 30]

Quando le radiazioni dei due brahmastra si fondono, un grande cerchio di fuoco, simile al disco solare, avvolge tutti gli astri del firmamento e gli spazi intersiderali.


Ma la sofferenza del mondo è troppa e così Arjuna ritrae i due brahmastra, il suo e quello del suo avversario... che viene catturato e condotto via legato come un animale...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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L'immagine è tratta da wikipedia, dove potrete trovare tante altre notizie. In ogni caso vi consiglio di leggere i testi e poi allargare la ricerca su internet.

martedì 18 settembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Quattro miliardi trecentoventi milioni di anni...

[Canto 1, cap. 6, verso 31]
Dopo quattro miliardi trecentoventi milioni di anni solari Brahma si svegliò di nuovo per creare secondo la volontà del Signore, e tutti i rsi, tra cui Marici, Angira e Atri, rinacquero dal corpo trascendentale del Signore, e con loro apparvi anche io.
Quattro miliardi trecentoventi milioni di anni solari... è strano pensare che questa cifra sia presente in un testo antico...
E' ancora più strano il fatto che l'Universo, scientificamente parlando, sia vecchio... molto vecchio... approssimativamente quattro miliardi e mezzo di anni solari...
Che coincidenza!
Se poi parlassimo del fatto che i testi sacri dicono che l'Universo si forma e muore ogni, pensate un po, quattro miliardi trecentoventi milioni di anni solari...
Beh, tutte strane coincidenze!
Ne sono convinto anche io... tutte strane coincidenze!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

venerdì 14 settembre 2007

Waset... Tebe

Così gli egizi chiamavano Tebe.

La celebre capitale dei faraoni del Medio e del Nuovo Regno, nota in tutto il mondo con il nome greco “Tebe”, era una vera e propria metropoli, fervente di vita e attività.
Per ripercorrere i passi dei faraoni della XVIII e XIX dinastia, oggi, dobbiamo recarci a Luxor, dove sorge l’Opet meridionale del dio Amon.
Di Waset rimangono solo poche rovine, anche se in parte i resti dei templi di Karnak e di Luxor esprimono al meglio la grandezza dell’antica capitale egizia.
Waset si stendeva su un territorio molto vasto diviso in tre zone principali.
La prima rappresentava la città vera e propria in cui vivevano i faraoni e la popolazione e a cui era connessa un’area sacra situata in un sobborgo settentrionale, dedicata esclusivamente agli dei.
Durante la XII dinastia sorse un tempio dedicato al dio Amon, il primo nucleo del Tempio di Karnak.
L’Opet- meridionale del dio, l’Opet-resut, in cui Amon si recava a far visita alla sua sposa, (l’odierno Tempio di Karnak), sorse solamente nella XVIII Dinastia e rappresentava l’Harem del Sud.
Nella terza parte di Waset sulla riva sinistra del Nilo, oggi identificata con il termine di Tebe Ovest, sorgevano i templi funerari e le necropoli reali e private.
I cittadini di Waset conducevano la loro esistenza a stretto contatto con i morti, protetti dagli dei che avrebbero garantito la stessa quotidianità anche dopo la vita terrena.
Waset era stata scelta dagli dei per avere un destino glorioso.
Strategicamente sorta in uno dei punti nevralgici dell’Impero, era favorita nei rapporti commerciali con i paesi del Mediterraneo e dell’Africa, particolarmente con la Nubia, e poteva contare sulla vicinanza con le piste per le miniere dei deserti e verso le oasi.
Waset era lussureggiante, rigogliosa, sorgeva su una delle più ampie e fertili piane d’Egitto,
Il Nilo garantiva la fertilità del terreno, i raccolti erano abbondanti.
La montagna tebana che la cingeva e le valli desertiche costituivano la vita nell’aldilà grazie alla costruzione di necropoli reali e private.
Waset significava “scettro” e si scriveva con un geroglifico a forma del simbolo reale.
Chiamata dagli egizi “Città di Amon” fu ribattezzata dai greci “Diaspolis Magna” (“La grande città di Zeus” dio con cui Amon fu identificato).
Non è chiaro perché in epoca successiva fu chiamata Tebe.
Secondo un’ipotesi potrebbe derivare dal nome Apet o Opet con cui si indicava il dominio di Amon, a cui fu aggiunto l’articolo femminile “T” e per i copti fu “T-Apet” e per i Greci “Tebe”.
Un’altra ipotesi farebbe risalire la provenienza del nome dal sito di Medinet Habu (Tebe Ovest), Iat-tjamet, che abbreviato in Djeme per i greci sarebbe divenuto Tebe (Thebai).
La splendida Waset in cui vissero i più grandi faraoni dell’intera storia dell’Antico Egitto, inizialmente era un piccolo villaggio di pescatori.
Infatti, la prima capitale della terra del Nilo fu la città fondata da Menes: Menfi “La ben fatta e bella”.
Ma era nel destino di Waset diventare un giorno il centro del potere.
Capitale del quarto nomo dell’Alto Egitto, durante l’XI dinastia con il crollo di Menfi e il caos anarchico che ne seguì, al termine del Primo Periodo Intermedio alcuni principi tebani, tra i quali Antef e Mentuhotep, ripristinarono la monarchia, governando proprio da Tebe.
Quando gli Hyksos occuparono l’Egitto si insediarono in una nuova città situata nel Delta, eleggendola a capitale “Avaris” (oggi Tell el Daba).
Ta’o, Kamose e Ahmose, con altri eroici principi tebani, al termine del Secondo Periodo Intermedio liberarono l’Egitto dall’invasore e grazie a questa vittoria, Waset (città di provenienza dei principi) divenne la capitale dell’Egitto Imperiale.
Durante la XVIII dinastia la città visse un incredibile periodo di sfarzo e potenza.
Fu abbellita da meravigliosi monumenti, templi e palazzi reali di stupefacente bellezza, e celebrata con continue feste sontuose il cui eco risuonava per tutto l’Egitto.
Salito al trono, Akhenaton volle abbandonare la città a favore di una nuova capitale, Akhetaton costruita appositamente per adorarvi il dio Aton.
Con il sorgere della XIX dinastia il centro politico si spostò da Tebe verso nord, senza che ciò intaccasse la sacralità della città che rimase la capitale religiosa dell’impero.
Ramses II edificò una nuova capitale, Pi-Ramses che sorse nel Delta, sul sito di Avaris, tuttavia sia i faraoni della XIX dinastia sia quelli della XX continuarono a farsi seppellire nella necropoli tebana.
Tra la XXI e la XXII dinastia, durante l’epoca tanita, a Tebe fu riconosciuta la sua grandezza, grazie al tempio di Amon e all’influenza del clero che fu, con il sommo sacerdote, la controparte del potere faraonico nell’Alto Egitto.
Con l’avvento dei faraoni neri, durante la XXV dinastia, che dall’antica Kush avanzarono verso il nord, Tebe tornò ad essere la città gloriosa di un tempo, ma solo per il periodo del dominio nubiano.
Lo splendore dello “scettro d’Egitto” si offuscò completamente di fronte alle armate assire nel 663 a.C.
Waset, la patria di Amon era perduta per sempre.
Omero nell’Iliade ne ricorda la potenza:
”Tebe egizia, ove sono nelle case ricchezze infinite, Tebe che ha cento porte, e per ognuna duecento armati passano, con i carri e i cavalli”.

Sabrina Bologni

martedì 11 settembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Ravana, il Re ateo

Ancora una volta non posso che stupirmi di fronte a similitudini che non possono essere un caso. Questa volta sono stato attirato dal verso 22, parla di un Re ateo che fu sconfitto dall'Imperatore Rama. E la curiosità, che non è solo donna, mi ha portato a leggere tutte le spiegazioni al testo così... Ma ecco il verso!

[Canto 1, Cap. 3, verso 22]
Come diciottesimo avatara il Signore apparve nella forma dell'imperatore Rama. Per compiere alcune imprese in favore degli esseri celesti, Egli mostrò poteri sovrumani dominando l'Oceano Indiano e annientando Ravana, re ateo che viveva al di là di queste acque.

Chi era questo "re ateo"?
Nella spiegazione si parla di due demoni atei: Ravana e Hiranyakasipu che guadagnarono grandi successi materiali per mezzo di ricerche scientifiche. Ravana tentò di raggiungere i pianeti celesti usando mezzi materiali. VOleva costruire una scala altissima... La torre di Babele? Non era altro che una scala... alla fine! Rama lo punì... e il racconto delle imprese è scritto nel testo Ramayana...
che cercherò di leggere prossimamente!
Pare che Rama per sconfiggere il suo nemico che si trovava oltre l'oceano Indiano, fece costruire un poste di pietre che galleggiavano sulle onde.
Ma di che periodo si parla?
Se considero corretta la sequenza dei versi, ciò accadde tra il Diluvio (avvenuto mentre era vivo il decimo avatara) e l'avvento di Buddha (ventunesimo avatara)...Curiosi?
Io si...
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

domenica 9 settembre 2007

Manetone (III sec. a.C.)

Gran Sacerdote di Eliopoli, fu probabilmente sacerdote di Sebennytos. La sua opera principale é "la storia dell'Egitto (Aigyptiaka)" che conosciamo solo tramite altri autori che hanno riportato alcune parti delle sue opere. Era un'opera organizzata cronologicamente
Grazie a Manetone conosciamo un buon numero di Faraoni egizi e la durata approssimativa dei regni.
Secondo la lista pervenutaci i faraoni regnarono in Egitto per almeno 5.000 anni.
Manetone cominciò la sua lista dei faraoni indicando gli dei e i semidei che governarono in Egitto quindi parlò delle dinastie dell'antico regno, del medio regno e nuovo, intervallati dai cosiddetti periodi intermedi.
Il periodo dell'Antico Regno comprende le dinastie dalla I^ alla XI^. Segue il cosiddetto "Primo periodo intermedio" e quindi il Medio Regno.
Il secondo periodo intermedio è quello della famosa invasione degli "Hyksos". La cacciata degli Hyksos permette la nascita del Nuovo Regno, seguito dal Terzo Periodo Intermedio che arriva fino al tempo di Psammetico (664 a.C.). La lista prosegue fino al tempo in cui visse Manetone sotto i Tolomei.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 8 settembre 2007

La leggenda di Iside e Osiride

Iside era sposa e sorella di Osiride. A lei si doveva l'istituzione della famiglia e l'insegnamento alle donne della tessitura e del ricamo.
I due sposi regnavano felici sull'Egitto. Ma la sorte aveva in serbo una sorpresa per loro. Il loro malvagio fratello Seth, geloso del loro successo aveva ordito un inganno ai danni del fratello Osiride. Aveva fatto preparare un ricco scrigno, promettendo che ne avrebbe fatto dono a chiunque, entrandovi, l'avesse occupato interamente con il proprio corpo. Lo scrigno aveva le misure esatte di Osiride. Osiride cadde nel tranello ed entrò nello scrigno-trappola preparato per lui. Subito Seth e i suoi complici serrarono il coperchio e gettarono lo scrigno nel Nilo. A questo punto cominciarono le peregrinazioni di Iside alla ricerca del corpo del marito. Durante uno dei suoi viaggi venne a sapere che lo scrigno era stato trasportato dalla corrente del Nilo fino al mare. Qui, giunto a Biblo, si era arenato vicino a un cespuglio. Il cespuglio, come per incanto, si era allora trasformato in una splendida acacia, racchiudendo nel suo tronco lo scrigno. Il re di Biblo aveva visto l'albero e l'aveva fatto tagliare, ricavandone una colonna per il suo palazzo. Iside, giunta a Biblo, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzando intorno alla colonna lanciava gridi strazianti a cui però nessuno faceva caso. Allora, dopo essere divenuta governante del figlioletto del re, riuscì ad avere in dono lo scrigno. Apertolo cercò di ridare vita allo sposo, ma invano. E' in questo momento che rimase fecondata da Osiride, quando, trasformatasi in falco, fece vento con le ali sul corpo senza vita dello sposo. Nascose allora la bara a Buto, in un luogo paludoso. Ma il malvagio Seth, mentre andava a caccia, trovò la bara del fratello e lacerò il corpo in quattordici pezzi che poi disperse. Iniziò allora la ricerca di Iside delle parti del cadavere dello sposo. Furono tutte recuperate tranne il membro virile, mangiato dall'ossirinco del Nilo. In ognuna delle città dove furono recuperate le parti del corpo di Osiride sorse un tempio. Ricomposto il corpo di Osiride sì cercò di ridargli la vita. Il tentativo riuscì a metà, perché Osiride ricominciò a regnare ma non più sulla terra, bensì sul "Sito che è oltre l'Occidente", l'oltretomba.
Sabrina Bologni

SRIMAD BHAGAVATAM - Kapila

[Canto 1, Cap. 3, verso 10]
Il quinto avatara fu Kapila, il più elevato di tutti gli esseri realizzati. Egli espose ad Asuri Brahmana la conoscenza della metafisica e degli elementi della creazione, poichè nel corso del tempo questa conoscenza era andata perduta.
Se volessimo prendere per buono ciò che ci dice questo verso, si potrebbe dire che Kapila è colui che ha recuperato il sapere del passato.
Ma perchè la conoscenza andatò perduta?
Di che periodo si parla?
Chi era Kapila?
Queste cose non mi è dato saperle... e dal testo che ho non si evince niente di più!
Sembra però che apparve prima "dell'inondazione totale"... Questa avvenne durante la presenza del decimo avatara...
ma vediamo cosa dice...
[Canto 1, Cap. 3, verso 15]
Quando soppraggiunse l'inondazione totale dopo l'era di Caksusa Manu e il mondo intero fu completamente sommerso dalle acque, il Signore assunse la forma di un pesce e protesse Vaivasvata Manu facendolo salire su un vascello.
Se vogliamo dar credito a quando riportato in questo verso, vi fu una grande inondazione, non si parla di diluvio... potrebbe però essere un effetto dello stesso evento verificatosi in altre parti del mondo?
Nella spiegazione del versetto si parla comunque di diluvio, affermando che "si scatena sempre un diluvio alla fine di ogni Manu".
In ogni caso vi è un sopravvissuto, Vaivasvata Manu, un altro Noè, Ziusudra (o Utmapistim), Xisuthrus, Deucalione... e chissà quanti altri!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

lunedì 3 settembre 2007

Anassagora (Clazomene 499-428 a.C.)

Filosofo greco, nelle sue opere parla di "omeomenie"... particelle similari.
Secondo lui ogni corpo è composto da particelle più piccole della stessa sostanza, sostiene inoltre che i corpi non possono avere del vuoto all'interno.
Scrisse un'opera "Della Natura"... nella quale, tra l'altro, pare vi fosse l'ipotesi che le piene del Nilo fossero dovute alla fusione di nevi...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Ancora su "Questioni Naturali"...

In questo periodo sto leggendo "Questioni Naturali " di Lucio Anneo Seneca e vi sono dei punti che vi invito a leggere, in cui si parla senza ombra di dubbio, di conoscenze scientifiche avanzate! Per esempio, nel libro VI, cap. 30, Seneca parla dei terremoti e dice:
"Non mi meraviglio che si sia spaccata una statua, dopo aver detto che le montagne e il suolo stesso si è squarciato dal profondo. Raccontano che questi luoghi un tempo si spaccarono sconvolti dalla violenza di un'immane rovina (così vasto mutamento e capace di determinare il lungo volger dei secoli), mentre l'una e l'altra terra costituivano un'unità senza interruzione. S'introdusse il mare con furia scatenata e infuriando staccò dalla Sicilia la costa dell'Esperia e coll'onda che ribolle nello stretto passaggio prese a bagnar da una parte e dall'altra le campagne e le città dopo averle separate coi suoi flutti".
Strano, non è vero? Poi, non contento, poco dopo aggiunge:
"Così il mare ha strappato anche le Spagne dalla stretta unione con l'Africa, così attraverso questa inondazione celebrata dai maggiori poeti la Sicilia è stata bruscamente allontanata dall'Italia".
Chiaramente non è Seneca il problema... ma quali possono essere le spiegazioni a queste affermazioni?
In primo luogo: è possibile che un fatto del genere sia avvenuto alla presenza di esseri umani che hanno tramandato l'evento?
Secondo: Come è possibile che si parli anche di Spagna e Africa associandole al fenomeno?
Terzo: chi erano i poeti che raccontarono l'avvenimento?
Quarto: stiamo parlando di duemila anni fa!
Se però il fatto, come è probabile, non fosse avvenuto alla presenza di testimoni, le considerazioni da fare sarebbero altre, prima fra tutte: Chi aveva potuto ipotizzare che potessero esserci dei movimenti della crosta terrestre che avevano allontanato la Spagna dall'Italia doveva avere delle cognizioni scientifiche molto avanzate... doveva conoscere l'equivalente delle nostre teorie sulla tettonica!
Già in precedenza infatti ho parlato di Talete e di quanto sosteneva sul fluttuare della Terra su di un fluido...
I problemi sono sotto esame... ma se qualcuno vuol dire la sua...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Questioni Naturali... Genetica? (Lucio Anneo Seneca)

Certo che è strano trovare certi parallelismi tra le conoscenze di due millenni fa e le nostre...
Eppure, come interpretare questo pezzo ?

"Come nel seme è compreso il principio informativo di tutto l'uomo futuro e il bambino non ancora nato racchiude in se il codice che presiede allo sviluppo della barba e dei capelli bianchi (vi sono infatti miniaturizzate e nascoste le linee fondamentali del corpo nel suo insieme e di ogni successivo sviluppo)...
(Lucio Anneo Seneca, Questioni Naturali, [libro III-29,3])
Pare che tale osservazione provenisse dai filosofi greci conosciuti come Pitagorici, parliamo dunque di circa tra il VI e il IV secolo a.C.Possibile?Credo che non possano esserci dubbi in proposito!Ma vediamo un'altra osservazione, tratta sempre da Seneca:

"Quella che segue è l'insostenibile opinione di Talete. Egli dice infatti che l'orbe terrestre è sostenuto dall'acqua e che è trasportato come un'imbarcazione e che, allorquando si dice che trema, in realtà fluttua per la mobilità dell'acqua..."
Poco chiaro... direte...
Ma se vi dicessi che quando nel Timeo di Platone si parla di acqua s'intende "stato liquido della materia"... e che con Orbe terrestre s'intende la crosta terrestre... beh, allora diverrebbe... "Quella che segue è l'insostenibile opinione di Talete. Egli dice infatti che la crosta terrestre è sostenuta da materia fluida e che, allorquando si dice che trema, in realtà fluttua per la mobilità del fluido..."
E' ancora tanto insostenibile? Forse per Seneca ma per noi? Ma come poteva, Talete, anche solo ipotizzare una cosa del genere?
Mistero...
Tutto ciò non fa che confermare quanto ho già sostenuto... in passato si avevano delle conoscenze scientifiche molto approfondite... conoscenze che poi sono andate perse...
Centra forse qualcosa il Diluvio Universale?
Chissà...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Democrito (Abdera 460 - 370 a.C.)

Solo poche righe per descrivere un grande filosofo enciclopedico greco.

Democrito fu allievo di Leucippo, nella sua vita viaggiò molto, probabilmente visitò la Persia, l'India, l'Egitto e l'Etiopia. Si occupò di cosmologia, geografia, fisica matematica... Scrisse un testo conosciuto come "Il piccolo ordinamento dell'Universo" (Il suo maestro scrisse "Il grande ordinamento dell'Universo"). Democrito fu sostenitore e approfondì l'atomismo di Leucippo... nelle sue opere afferma che "in realtà odori, sapori e colori non esistono... esistono solo atomi e movimento". Trasilio (I° sec. a.C.) compilò un catalogo delle opere di Democrito, ma sono in tanti a parlarcene direttamente o indirettamente, tra questi sicuramente Epicuro ne riprese l'atomismo...
Come promesso... solo poche righe, per stuzzicare l'interesse!
Se volete saperne di più andate su wikipedia ma, se potete, leggetevi le sue opere sopravvissute... io non l'ho ancora fatto ma credo che non manchi molto!

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Naturales quaestiones - (Lucio Anneo Seneca)

"Dicam, quod magis mirum videbitur: inter caelestia de terra dicendum erit..."

"Farò un'affermazione che sembrerà più sorprendente: della Terra si dovrà parlare fra le realtà celesti."

Così Seneca, figlio di Seneca, cerca di stupire il suo ascoltatore quando, nel LIBER II (VI) del suo "Naturales quaestiones" tratta dei tuoni, dei fulmini e dei lampi...La Terra è un corpo celeste e, in quanto tale, verrà trattata con i corpi celesti...E' sorprendente come Seneca spieghi, poco oltre, l'atmosfera...

"in questo senso l'aria è parte del mondo, e parte indispensabile. E' essa infatti che tiene insieme cielo e terra, che separa le regioni più basse da quelle più alte in modo tale però da congiungerle. Le separa perché vi si frappone mettendosi in mezzo; le congiunge, perché le une e le altre comunicano tra di loro per suo tramite: trasmette ai corpi celesti tutto ciò che ha ricevuto dalla terra, e per converso trasfonde negli esseri terreni l'energia siderale."
Ciò che ci dice Seneca... si potrebbe quasi disegnare... e non si arriverebbe lontano dalla verità...Ma come poteva sapere che la terra è circondata da una fascia d'aria?

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
Archeologia, preistoria e storia, suddivisioni artificiose del tempo... l'unico testimone dell'evoluzione dell'Uomo...
Egitto... Roma... Sardegna...
Etruschi... Babilonesi... Assiri... Hyksos... Shardana... popoli del mare... Maya... Aztechi... Cinesi...
Vogliamo parlare di questi popoli e di altri... cercare di evidenziare similitudini e differenze... proveremo a studiare, assieme a chi ne ha voglia, popoli dimenticati... senza preconcetti!
Cercheremo di ripercorrere la storia di questi popoli con l'aiuto di storici antichi e moderni... ma non solo...
Cercheremo di andare oltre una disciplina scolastica leggendo testi antichi alla ricerca di radici ancora poco chiare...
Cercheremo di capire se è vero che l'uomo si è evoluto così come abbiamo studiato, linearmente, oppure se è possibile che le cose siano andate diversamente... come sostenne Platone!

Zibaldone...

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