sabato 28 febbraio 2009

Busiride: i sacrifici umani

Gli Egizi, forse una delle più antiche civiltà per quanto ne sappiamo!
Innumerevoli i suoi dei, tantissimi i faraoni regnanti, noti e ancora sconosciuti...
Ma vi furono mai sacrifici umani?
Se prestiamo fede ad Apollodoro, si!

Ma ascoltiamo dalle sue parole questa testimonianza, raccontataci nel mezzo della descrizione delle fatiche di Eracle:

[Apollodoro: Biblioteca, Libro II, 5,11]
"Dopo la Libia (Eracle) attraversò l'Egitto, dove regnava Busiride, che era nato da Poseidone e Lisianassa, figlia di Epafo. Egli aveva l'abitudine di sacrificare gli stranieri sopra l'altare di Zeus in obbedienza ad un oracolo: infatti quando una carestia novennale si abbatté sull'Egitto, giunse da Cipro Frasio, un esperto indovino, il quale disse che la carestia sarebbe cessata se ogni anno essi avessero sacrificato a Zeus uno straniero. Per primo Busiride sacrificò l'indovino; poi continuò con gli stranieri che sopraggiungevano. Eracle dunque fu catturato e trascinato presso l'altare, ma spezzò i legami e uccise Busiride insieme a suo figlio Anfidamante".

Cosa c'é di storico in tutto ciò?
Vediamo quali informazioni possiamo trarre da questo brano:
- abbiamo i nomi, Busiride e suo figlio, Anfidamante; ma anche un indovino di Cipro di nome Frasio;
- abbiamo il periodo, lo stesso in cui visse Eracle, dunque il periodo della distruzione di Troia, 1200 a.C. circa? Abbiamo anche un riferimento ad una carestia novennale!
- abbiamo il luogo in cui avvenivano i sacrifici, l'altare di Zeus.

Che altro? Vediamo se qualche altro nostro amico storico può aiutarci nella nostra ricerca...

Diodoro Siculo, puoi aiutarci?
"Ciao Alessandro, tu vuoi sapere chi fosse Busiride, verò?"

Si, o almeno voglio approfondire la questione...

"Allora devi sapere che Busiride fu sovrintendente di Osiride per le terre che piegano verso la Fenicia e dei distretti marittimi, di quelle terre confinanti con l'Etiopia e la Libia di Anteo. Per quanto ricordo, Busiride fu il cinquantatreesimo regnante dopo Menas (il primo faraone di stirpe non divina) e la sua discendenza! Busiride salì al trono dell'Egitto 1040 anni dopo Menas.
Dopo questo primo Busiride vi furono otto discendenti l'ultimo dei quali, chiamato anche esso Busiride, fu il fondatore della città chiamata Diospoli la Grande, Tebe per i Greci. Gli Egizi avevano in odio Tifone, colui che tramò contro Osiride, questi aveva i capelli rossi, da ciò deriva l'usanza di sacrificare i buoi rossi e anche gli uomini rossi, la maggior parte dei quali erano stranieri".

Dunque questo re Busiride sacrificava gli stranieri...

"Sai, Alessandro, presso i greci si é affermato il mito sull'uccisione degli stranieri da parte di Busiride, benché non fosse il re ad avere il nome Busiride, bensì avesse questa denominazione nella lingua dei locali la tomba di Osiride. C'é anche chi dice che alla morte di Osiride, Iside raccolse i pezzi del marito e li pose all'interno di una vacca di legno, la città in cui ciò avvenne fu così chiamata Busiride".

Ma allora Busiride potrebbe non essere mai esistito...
Ma ciò non toglie che, forse, in Egitto si compivano sacrifici umani...
Vedremo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 27 febbraio 2009

Antiche leggi: la legge di Radamanto

Talvolta si pensa che un libro di mitologia greca non possa offrire molto in termini di arricchimento culturale, ma non c'è niente di più sbagliato!
Se letto attentamente, infatti, vi si possono trovare tanti interessanti spunti di riflessione.
Si dice, e a ragione, che una società possa considerarsi sviluppata a seconda delle regole che vi si possono trovare... come giudicare dunque una società in cui vige la regola di Radamanto?

Per cercare di capire con che tipo di società abbiamo a che fare, vediamo innanzitutto chi era Radamanto. Potremmo chiedere aiuto ad una enciclopedia, magari a Wikipedia, oppure possiamo chiedere al nostro amico Omero... il Poeta!
Ma si, vediamo se é disponibile...

Maestro, posso disturbarla?

"Dimmi Alessandro, non mi disturbi mai, lo sai..."

E' per una domanda... chi era Radamanto? Lei mi sa aiutare?

"Radamanto... Ραδαμάνθυν... si, ricordo qualcosa...
Devi sapere che Zeus amò tra le tante la figlia di Fenice, Europa; da lei ebbe due figli, uno era Minosse e l'altro Radamanto divino".

Allora Radamanto era di Creta?

"Creta?
Mmh...
Per quanto ricordo il biondo Radamanto viveva ai confini del mondo, nella pianura Elisia, e là bellissima é per i mortali la vita; neve non c'é, non c'é mai freddo ne pioggia, ma sempre soffi di Zefiro che spira sonoro manda l'Oceano a rinfrescare quegli uomini..."

Fortunati loro... ma, Maestro, non credo di aver capito quale sia la terra di Radamanto...

"Forse é l'isola di Eubea, lontanissima, viveva Tizio, figlio di Gaia. Ma di più non ricordo, a te Alessandro, il compito di approfondire!"

Grazie per le preziose indicazioni, Maestro...

Apollodoro, posso disturbarti?

"Dimmi Alessandro, posso esserti d'aiuto?"

Non sarebbe la prima volta! Si, se mi puoi dedicare qualche minuto, vorrei chiederti alcune informazioni su..."

"Radamanto... si, vi ho sentito parlare.
Io non so molto, ma posso dirti che anche Eracle fu sottoposto alla legge di Radamanto".

Eracle? Perché, come mai?

"Come tu sai, Eracle imparò a condurre il carro da guerra da Anfitrione, a lottare da Autolico, a tirare con l'arco da Eurito, a combattere in armi da Castore, a suonare la cetra da Lino, il fratello di Orfeo. Lino si era trasferito a Tebe e ne aveva preso la cittadinanza, ma fu ucciso da Eracle con un colpo di cetra: lo aveva infatti percosso, cosicché il suo allievo, irato, lo uccise".

Non sapevo di questo delitto... non pensavo che Eracle fosse così violento!

"Eracle ne combinò tante...
ma fammi finire. Quando Eracle fu citato in giudizio si appellò ad una legge di Radamanto, secondo la quale colui che reagisce contro chi lo aggredisce ingiustamente é immune da colpa, e in tal modo venne assolto!"

Una legge di Radamanto... dunque egli era un legislatore famoso, vissuto prima del tempo di Eracle! E che legge...
Grazie Apollodoro, sei stato utilissimo, come al solito!

Ora, a voi la palla, che ne pensate della società "primitiva" che giudicò con una legge simile?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 21 febbraio 2009

Apollodoro: Talo, l'uomo della stirpe di bronzo

Apollodoro, nella sua Biblioteca ci presenta tantissimi personaggi della mitologia. Tra questi ve n'é uno del quale sento parlare per la prima volta: Talo.
Apollodoro ce ne parla nel mezzo del racconto delle imprese di Giasone e dei suoi Argonauti, si trovano allora nei pressi dell'Isola di Creta, al ritorno da un lungo viaggio che alla fine durerà circa quattro mesi

[Libro I, 26]
"Partiti di lì, fu loro impedito di avvicinarsi a Creta da parte di Talo. Costui era (dicono alcuni) un uomo della stirpe di bronzo oppure (secondo altri) un dono fatto da Efesto a Minosse: un uomo di bronzo o - secondo altri - un toro."

Siamo dunque al tempo di Minosse e questo "uomo della stirpe di bronzo" é così descritto:

"Aveva una sola vena che si stendeva dal collo sino alle caviglie e all'estremità della vena stava piantato un chiodo di bronzo."

Uomo o robot?

"Questo Talo custodiva Creta facendo il giro dell'isola tre volte al giorno di corsa: perciò allora, scorgendo la nave Argo che si avvicinava, la bersagliò con pietre."

Dunque Talo era il custode dell'Isola...

"Ma egli morì in seguito a un inganno di Medea: secondo alcuni, perché Medea gli istillò la follia coi suoi farmaci, mentre altri affermano che, con la promessa di renderlo immortale, gli sfilò il chiodo cosicché tutta la linfa sgorgò ed egli morì. Alcuni però affermano che morì per essere stato colpito alla caviglia da Peante con una freccia".

Sembra che altri autori - tra questi Apollonio Rodio, Sofocle e Luciano - ne parlarono...

Avremo dunque modo di approfondire l'argomento...

giovedì 12 febbraio 2009

Apollodoro: l'ariete dal vello d'oro...

Abbiamo già conosciuto Apollodoro qualche giorno fa, con i primi due articoli:

Biblioteca di Apollodoro...

Apollodoro: la creazione della razza umana e il Diluvio


Oggi aggiungiamo qualche piccola informazione...
Parliamo del "Vello d'oro"... e del nome Ellesponto!

Tanto per cominciare una considerazione, credo che Apollodoro abbia usato tra le sue fonti Tucidide, le sue considerazioni sull'origine del nome Ellade sono infatti molto simili a quelle del più antico storico greco (Tucidide e l'origine del nome Ellade), ma fin qui niente di strano...

Come tutti sappiamo il vello d'oro era il vello di un ariete volante, dono di Ermes a Nefele, moglie di Atamante, allo scopo di salvare i suoi figli, Elle e Frisso.
Atamante infatti si era risposato con una tale Ino, che voleva eliminare i due figli legittimi di suo marito per consentire ai suoi di ereditare il trono della Beozia.
La storia é ambientata poco dopo il diluvio di Deucalione, qualche generazione dopo... ecco l'ordine: Deucalione, Elleno, Eolo, Atamante...
Atamante stava per sacrificare il figlio Frisso per obbedire all'oracolo di Delfi, quando:

[Biblioteca, Libro I, 9]
"Nefele lo rapì assieme alla figlia e diede loro un ariete dal vello d'oro che aveva ricevuto da Ermes. Trasportati da quello attraverso il cielo, essi varcarono la terra e il mare, ma quando giunsero sopra la distesa di acqua che sta tra il Sigeo e il Chersoneo, Elle scivolò nell'abisso e il tratto di mare dove morì fu chiamato dal suo nome Ellesponto".

Frisso riuscì ad arrivare nella Colchide e per ringraziare Zeus Protettore degli esuli per la nuova patria, gli sacrificò l'ariete dal vello d'oro. La pelle dell'ariete fu donata a Eete che la appese ad una quercia, nel bosco sacro di Ares.
La ricerca del vello d'oro sarà poi il filo conduttore del peregrinare di Giasone e dei suoi Argonauti...

Ma fermiamoci un attimo a riflettere sulla storia dell'ariete volante... di Giasone ne parleremo più avanti, forse!

Un Ariete volante, dono di Ermes... Marte, che attraversa il cielo e trasporta con se Frisso e Elle...
Elle cade in mare e da il nome, morendo, a quel tratto che da allora verrà chiamato Ellesponto... "Mare di Elle" letteralmente...
Frisso giunge in Colchide e viene ospitato, sacrifica il prodigioso ariete dal vello d'oro e si stabilisce nel nuovo mondo.

Cosa può significare tutto ciò?
Cosa ci può essere dietro il mito?

E se l'ariete dal vello d'oro fosse stato un meteorite?
Immaginate... durante un sacrificio appare un meteorite che attraversa il cielo con la sua splendente corona infuocata, attraversa la terra e il mare e cade in parte nello stesso mare, in parte nella Colchide...
Troppa fantasia direte...
Forse... e forse no!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 8 febbraio 2009

Apollodoro: la creazione della razza umana e il Diluvio

Abbiamo già visto qualcosa su Apollodoro e la sua opera, ora proseguiamo...
Nel libro primo Apollodoro ci parla della cosmogonia greca, la nascita dell'universo e degli dei, ma anche la nascita della razza umana e del furto del fuoco...

(Biblioteca, Libro I, 7)
Dall'acqua e dalla terra Prometeo plasmò gli uomini e inoltre donò loro il fuoco racchiudendolo, di nascosto da Zeus, dentro una canna.

Prometeo per il suo furto venne condannato da Zeus ad una pena eterna... ma evidentemente aveva già dato vita alla sua discendenza, perché Apollodoro ci dice che

"Figlio di Prometeo fu Deucalione. Questi, mentre regnava sulle regioni circostanti Ftia, sposò Pirra, figlia di Epimeteo e di Pandora, la prima donna che gli dei avevano plasmato.
Quando Zeus decise di annientare la stirpe dell'età del bronzo, Deucalione per suggerimento di Prometeo costruì un'arca, la equipaggiò con il necessario e vi salì insieme a Pirra.
E Zeus, riversando una gran pioggia dal cielo, sommerse la maggior parte della Grecia tanto che tutti gli uomini perirono ad eccezione di quei pochi che si erano rifugiate sulle cime dei monti vicini: fu a quel tempo che le montagne della Tessaglia si separarono e tutto il mondo al di là dell'Istmo e del Peloponneso fu inondato".

Deucalione, sulla sua arca viene trasportato fino al Monte Parnaso dopo aver navigato per nove giorni e nove notti.
Deucalione e Pirra dopo aver sacrificato a Zeus Salvatore ripopolano il mondo lanciandosi pietre dietro le spalle, nascono così i popoli del mondo dopo il Diluvio...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 7 febbraio 2009

Biblioteca di Apollodoro...

Apollodoro... é l'autore della "Biblioteca". Forse si tratta di Apollodoro di Atene, grammatico e antiquario greco vissuto nel II secolo a.C., autore di un'opera "sugli dei" e di un testo storico detto "Cronaca". Testi purtroppo scomparsi...
La tradizione più antica attribuisce proprio a lui la Biblioteca. Gli studiosi più recenti pensano che si tratti di un diverso Apollodoro... di cui però non si sa praticamente niente!
Chiunque sia l'Apollodoro autore della Biblioteca, occorre ringraziarlo per le notizie che ci riporta.
Allora grazie a Lei, Apollodoro... e mi perdoni solo per un attimo ma ora devo salutare anche il suo collega... Frazer, che ha così splendidamente commentato la sua opera, con l'aggiunta di considerazioni, miti e leggende, raccolti dal grande antropologo.
Chiunque si trovi per le mani il testo di Apollodoro commentato da Frazer non si trova davanti una sfida, ma due!
Miti e leggende dell'antichità commentate e paragonate con miti e leggende di popolazioni indiane del mondo intero.
La Biblioteca é suddivisa in tre libri. Comincia con la Teogonia, sulla scia del grande Esiodo, poi passa a descriverci la stirpe di Deucalione, il sopravvissuto al Diluvio Universale. La parte finale del primo libro é dedicata agli argonauti.
Il secondo libro ci parla della stirpe di Inaco, di Perseo ed Eracle, le sue fatiche e tutte le altre imprese, la stirpe di Eracle chiude il secondo libro. La stirpe di Agenore, la conquista di Tebe, la stirpe di Pelasgo, di Asopo e i Re di Atene concludono il testo.
Qualcuno però nel tempo aggiunse alla Biblioteca originale alcune parti che sono genericamente conosciute come Epitome e trattano le imprese di Teseo, la stirpe di Tantalo, la guerra di Troia e il ritorno a casa dei vincitori e dunque anche il viaggio di Odisseo...
Grande opera...
e se avrete un poco di pazienza e mi seguite, nei prossimi mesi la studieremo assieme...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Diodoro Siculo & Pausania: Iolao e la Sardegna

Come forse qualcuno ricorda, tempo addietro ho trattato i miti della Sardegna secondo Pausania, nell'articolo Pausania il periegeta (110-180 d.C.)e la storia della Sardegna.
L'articolo aveva lasciato tanti punti in sospeso, dubbi più che certezze.
Oggi, frugando nel testo di Diodoro Siculo "Biblioteca Storica" (di cui ho parlato in Diodoro Siculo e la sua opera: Biblioteca storica), ho trovato alcuni riferimenti alla Sardegna e alcuni chiarimenti ai dubbi sollevati in precedenza...
Ma prima di iniziare vediamo cosa si può dire sulle fonti, cioè su Pausania il Periegeta e su Diodoro Siculo.
Pausania (Παυσανίας / Pausanías) fu uno scrittore e geografo greco del II secolo d.C., nato probabilmente a Magnesia di Sipile nella Lidia, detto il Periegeta in quanto si occupava, diremo noi, di scrivere "guide turistiche".
La sua opera più importante è, per l'appunto, "Periegesi della Grecia", da lui visitata in lungo e in largo e descritta con dovizia di particolari anche storici. L'opera è articolata in dieci libri. L'Attica (libro I), Corinto (Libro II), Laconia, (Libro III), Messenia (Libro IV), Elide (Libri V e VI), Acaia (Libro VII), Arcadia (Libro VIII), Beozia (Libro IX) e la Focide (Libro X).

Diodoro Siculo é uno storico della Magna Grecia, di Agirion in Sicilia (attualmente nota come Agiria in provincia di Enna), vissuto nel I° secolo a.C.
Dopo un viaggio in Egitto compiuto intorno al 60 a.C. e grazie alle risorse disponibili a Roma e alla sua conoscenza anche del latino, cominciò la stesura della sua opera universale, la "Biblioteca storica".
La Biblioteca era composta da 40 libri...

La prima considerazione da fare é dunque la seguente, Diodoro è una fonte più antica! E' possibile dunque che Pausania si sia rifatto ai suoi testi... certamente non può essere avvenuto il contrario.

Ma ora vediamo che cosa ho trovato di interessante...

In primo luogo Pausania ci ha parlato dell'arrivo in Sardegna di un certo Iolao. Ma chi era quest'uomo?

Ma vediamo innanzitutto di ricordare cosa ci dice il nostro Pausania...

[2] Si dice che i Libici furono i primi che vi arrivarono con i propri vascelli: il loro capo si chiamava "Sardus" figlio di Maceris, chiamato Ercole dagli Egiziani e dai Libici"

"il viaggio più celebre che ha compiuto questo Maceris è stato quello di Delfi. Sardus aveva il comando dei Libici che si erano stabiliti a Ichnusa, così l'Isola cambiò nome e prese da lui quello di Sardegna."

[3] "Diversi anni dopo, Aristeo e i Greci che erano con lui, approdarono nell'Isola. Aristeo, a quel che si dice, era figlio di Apollo e di Cirene..."

[4] Ma non è per niente probabile che Dedalo, per la colonia o per altri fatti, avesse potuto associarsi ad Aristeo sposo di Autonoe figlia di Cadmo; Dedalo in realtà visse all'epoca del regno di Edipo a Tebe. Del resto, coloro che arrivarono con Aristeo non fondarono alcuna città, non essendo, per quel che io credo, ne forti ne numerosi per poterlo fare.

[5] Dopo Aristeo, gli Iberici passarono in Sardegna guidati da Norax (Νώρακι), ed essi fondarono la città di Nora (Νώρα), che fu, a quel che si dice, la prima città dell'Isola. Norax era, si dice, figlio di Mercurio e di Eritia, figlia di Gerione.
La quarta spedizione, composta da Tespiesi e Ateniesi, arrivò in Sardegna agli ordini di Iolao (Ἰόλαος) e fondarono la città di Olbia (Ὀλβίαν)."
"Si possono trovare ancora in Sardegna, dei luoghi chiamati Iolai, e gli abitanti di quest'Isola rendono gli onori a Iolao..."
[6] Quando Troia fu conquistata molti Troiani fuggirono ed alcuni di questi , scappati assieme ad Enea, furono scaraventati in Sardegna dai venti, e qui si mescolarono con i Greci che vi si erano stabiliti in precedenza; i Barbari non fecero mai la guerra contro i Greci e i Troianisia perché le forze militari erano pressoché le stesse sui due fronti, sia perché nessuno osava attraversare il fiume Thorsus ( Θόρσος) che separava i loro territori.

[7] Molti anni dopo, i Libici passarono nuovamente nell'Isola con forze considerevoli e cominciarono a fare la guerra contro i Greci che morirono pressoché tutti in questo periodo o comunque ne sopravvissero ben pochi. I Troiani si rifugiarono sulle alture dell'Isola, nelle montagne inaccessibili a causa delle pareti di roccia e dei precipizi e portano ancora oggi il nomedi Iliensi, nonostante assomiglino in tutto ai Libici dei quali hanno adottato le armi ed il genere di vita..."

Ecco tutta la spiegazione secondo Pausania...
Dunque, in primo luogo vediamo se il nostro Diodoro Siculo ci può aiutare a capire chi era Iolao.

Diodoro ci parla della Corsica e della Sardegna nel libro V ai capitoli 13 - 15.

"Nei pressi di Cyrnus (Corsica) c'é un'isola chiamata Sardegna, circa delle dimensioni della Sicilia, abitata da barbari chiamati Iolai e si pensa che questi discendano dagli uomini che vi si stanziarono con Iolao e i Tespiadi. Nel tempo in cui Eracle era impegnato nel compimento delle sue famose "Fatiche", aveva avuto numerosi figli dalle figlie di Tespio, questi furono inviati in Sardegna dallo stesso Eracle, nel rispetto di certi oracoli, assieme ad una notevole forza composta da Greci e barbari, allo scopo di stabilirvi una colonia.

Iolao, nipote di Eracle, era incaricato della spedizione e prendendo possesso dell'isola fondò delle importanti città e dopo aver diviso le terre in lotti chiamò il popolo della colonia "Iolei", dal suo nome. Costruì palestre e templi per gli dei e ogni cosa che potesse contribuire a rendere lieta la vita dell'uomo, ancora oggi restano i ricordi.
L'oracolo che parlava della colonia conteneva anche la promessa che tutti coloro che avrebbero partecipato all'impresa avrebbero mantenuto la libertà per sempre..."

Diodoro prosegue dicendo che la previsione dell'oracolo si é rivelata vera fino ai suoi giorni, ne i Cartaginesi ne i Romani riuscirono mai i conquistare i nativi dell'Isola che si ritirarono sulle montagne e scavavano grotte in cui vivere protetti.

Nei primi tempi, Iolao, dopo aver contribuito a regolare gli affari della colonia, tornò in Grecia, ma i Tespiadi furono i capi dell'Isola per molte generazioni fino a che furono guidati fuori dall'Isola verso l'Italia, dove si stabilirono nella regione diCuma".

Credo proprio che Diodoro sia da considerare una delle fonti di Pausania! Ma credo anche che egli abbia fatto ricorso anche ad altre fonti.
Una cosa é certa, abbiamo aggiunto un piccolo tassello alla conoscenza della storia della Sardegna...
E se vogliamo abbiamo anche modo di datare gli avvenimenti.
Se Iolao era nipote di Eracle, possiamo ragionevolmente posizionare questi avvenimenti al periodo intorno alla distruzione di Troia cantata da Omero, dunque siamo intorno al 1300-1200 a.C.!
Lo stesso Eracle infatti partecipò alla guerra...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 1 febbraio 2009

Sulle Sibille... da Pausania il periegeta

Tempo addietro ho affrontato l'argomentocon l'articolo Sui libri sibillini promettendo di tornarci sopra non appena trovato qualcosa.
Ed ecco arrivato il momento.
Frugando tra i testi alla ricerca come al solito di non so bene cosa, mi sono imbattuto in un altro capitolo del testo Periegesi della Grecia, di Pausania.
Già in precedenza Pausania mi aveva regalato un bellissimo pezzo di storia della Sardegna, ed ora mi fa dono di un pezzo di storia delle Sibille.

Chi era la Sibilla? O meglio "le Sibille"?
Perdonate come al solito la mia traduzione non fedele e poco elegante, ma il francese l'ho studiato poco e male (e me ne pento!).
Un avvertimento, i nomi spesso sono in francese, ho tradotto in italiano solo quelli di cui ero "discretamente" certo! In alcuni punti troverete dei punti interrogativi, significa che non sono sicuro o non sono in grado di tradurre, mi auguro che qualcuno più bravo di me possa farlo e magari mi mandi una mail (alerugolo@yahoo.it) con le correzioni...
Ma ora basta con le premesse e togliamoci qualche dubbio sulle Sibille.

Pausania, libro X, capitolo XII

Hérophile la Sibilla. Rovine di Marpesse. Sibilla cumana. Sabbé (la juive?). Phaennis.

[1] Si vede, là vicino, una roccia che si eleva al di sopra della terra; gli abitanti di Delfi (Delphiens) assicurano che Hérophile soprannominata la Sibilla si intratteneva sulla roccia per cantare i suoi oracoli. La prima che ebbe il nome di Sibilla e che mi sembra risalire alla più grande antichità, é quella che i Greci dissero essere figlia di Giove e di "Lamie", figlia di Nettuno; lei é, secondo loro, la prima donna a pronunciare degli oracoli, ed essi aggiungono che fu dai Libici che lei ricevette il nome di Sibilla.
[2] Hérophile é di un'epoca più recente della prima Sibilla, sembra nondimeno che essa vivesse prima dell'assedio di Troia, perché essa annunciò, tra i suoi oracoli, la nascita di Elena a Sparta per il male dell'Asia e dell'Europa, e che Troia, a causa sua, sarebbe stata conquistata dai Greci. Gli abitanti di Deli (Déliens) ricordano un inno di questa donna su Apollo. Lei si attribuisce, in questi versi, non soltanto il nome di Hérophile ma anche quello di Diana; lei si definisce, in questo ambito, la legittima sposa di Apollo, in un altro inno si definisce sua sorella e sua figlia; lei recitava tutto ciò come fosse furiosa e posseduta dal dio.
[3] Lei pretende, in un'altra parte dei suoi oracoli, di essere nata da madre immortale, una delle ninfe del monte Ida, e da un padre mortale. Ecco le sue frasi:
"Io sono nata da una razza metà mortale, metà divina; mia madre é immortale, mio padre viveva del cibo rozzo/crudo. Io sono originaria del monte Ida, per parte di mia madre, la mia patria é la rossa Marpesse, consacrata alla madre degli dei, e bagnata dal fiume "Aïdonéus"
Ai miei tempi esistono ancora sul monte Ida nella Troade, le rovine di una città chiamata Marpesse, nella quale vi abitano ancora circa sessanta abitanti; tutto il suolo dei dintorni é rossastro e talmente arido che il fiume Aïdonéus scompare sotto terra e riappare di nuovo cosa che accade molte volte finché esso sparisce interamente; ciò accade, io credo, in quanto il suolo del monte Ida in questo luogo è molto leggero e pieno di crepacci.
Marpesse si trova a circa duecento quaranta stadi (circa 40 km) da Alessandria della Troade;
[5] Gli abitanti di questa Alessandria dicono che Hérophile era incaricata della cura del tempio di Apollo Sminteo, e che predisse ad Ecuba a seguito di un sogno da lei avuto cosa le sarebbe accaduto da li a poco. Questa Sibilla passò la maggior parte della sua vita a Samo; essa andò anche a Claros nel paese dei Colofoni, a Delo e a Delfi. Arrivata in quest'ultimo luogo, essa si ritirò sulla roccia, da cui rendeva i suoi oracoli; [6] essa finì i suoi giorni nella Troade, dove essa ha la tomba nel recinto sacro ad Apollo Sminteo, e si può leggere su un cippo, in versi elegiaci, l'iscrizione seguente:
"Io sono la Sibilla interprete vera di Febo, io sono ridotta in polvere sotto questa pietra, un tempo vergine eloquente, oramai ammutolita per sempre, la parca inflessibile mi incatena qui; grazie al favore del dio che io sempre servii, io sono vicino alle ninfe e a Mercurio".
Vi si trova effettivamente nei pressi della sua tomba, un Mercurio in marmo di forma squadrata, e alla sua sinistra, dell'acqua in una fontana e delle statue delle ninfe.
[7] Gli Érythréens che sono tra tutti i Greci quelli che rivendicano Hérophile con maggior calore, mostrano sul monte Corycus una grotta in cui si dice che essa nacque; lei é, secondo loro, figlia di Teodoro, pastore del paese, e di una ninfa; il soprannome di Idea che essi diedero a questa ninfa non viene d'altro che da ciò che si chiamava allora Ida dagli spazi frondosi. Gli Érythréens eliminano dalle sue predizioni i versi in cui si parla di Marpesse e del fiume Aïdonéus.
Hypérochus di Cuma ha scritto che la Sibilla che seguì la precedente, era di Cuma presso gli Opiques.
[8] Essa sciorinava i suoi oracoli alla stessa maniera e si chiamava Demo. I Cumani non ci poterono mostrare alcun oracolo di questa donna, ma ci mostrarono, nel tempo di Apollo, una piccola urna di marmo nella quale secondo quello che dicono ci sono le ossa della Sibilla. Nel luogo c'è inciso sull'urna il nome di Demo.
[9] Gli Ebrei, il cui paese si trova a sud della Palestina, hanno avuto anche essi presso di loro una donna che prediceva l'avvenire e che si chiamava Sabbé; secondo quanto dicono, essa ebbe Beroso come padre e Erymanthé per madre. Alcuni sostengono che essa fosse Babilonese, altri la chiamavano Sibilla Egiziana.
[10] Phénnis, (Ole d'un roi de Chaones?), e le Peliadi, donne ispirate dal dio, predissero anche l'avvenire e Dodone; ma esse non ricorsero mai al nome di Sibilla. E' molto semplice conoscere l'epoca in cui visse Phénnis e leggere le sue predizioni; essa visse in effetti nell'epoca in cui Antioco riprese il trono, immediatamente dopo che Demetrio fu imprigionato; in merito a quelle che chiamiamo le Peliadi (Colombe), esse erano, diciamo, precedenti a Phémonoé; esse sono le prime donne che cantarono questi versi:
"Giove é stato, Giove é, Giove sarà, o gran Giove!
La terra produce dei frutti; onoratela dunque del nome di madre"

Gli uomini che hanno fatto delle predizioni sono, per quanto ne so, Eucloüs, Cipriota; Musée, figlio di Antiophémus, Ateniese, e Lycus, figlio di Pandione, o di Bacis, Beota, ispirato dalle ninfe; io ho letto tutte le loro predizioni eccetto quelle di Lycus.
Ecco a voi, fino al giorno d'oggi, tanto gli uomini quanto le donne che hanno predetto il futuro per ispirazione divina; é possibile che ne arrivino degli altri con il tempo.

Grazie Pausania, ancora una volta grazie...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Archeologia, preistoria e storia, suddivisioni artificiose del tempo... l'unico testimone dell'evoluzione dell'Uomo...
Egitto... Roma... Sardegna...
Etruschi... Babilonesi... Assiri... Hyksos... Shardana... popoli del mare... Maya... Aztechi... Cinesi...
Vogliamo parlare di questi popoli e di altri... cercare di evidenziare similitudini e differenze... proveremo a studiare, assieme a chi ne ha voglia, popoli dimenticati... senza preconcetti!
Cercheremo di ripercorrere la storia di questi popoli con l'aiuto di storici antichi e moderni... ma non solo...
Cercheremo di andare oltre una disciplina scolastica leggendo testi antichi alla ricerca di radici ancora poco chiare...
Cercheremo di capire se è vero che l'uomo si è evoluto così come abbiamo studiato, linearmente, oppure se è possibile che le cose siano andate diversamente... come sostenne Platone!

Zibaldone...

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