giovedì 15 novembre 2007

Sa domu ‘e su Para - La casa del frate

Percorrendo la nuova strada Gesico-Villamar, a circa cinque chilometri da Gesico, ma in territorio di Guamaggiore, nascosta nella valle del Rio Salliu, “s’Arriu Sabiu” (fiume salato), si trova una vecchia costruzione ormai diroccata e che va via via scomparendo sepolta da pietre e terra. Per chi conosce la zona non é difficile arrivarci, infatti sulla sinistra, all’altezza de “is contrasa de Leunessi” (contrada di Leunessi), si trova una strada campestre che fiancheggia s’Arriu Sabiu e che dopo circa un chilometro permette di raggiungere “sa domu ‘e su Para”.
Alcuni anziani ricordano ancora quella piccola costruzione che di tanto in tanto veniva utilizzata come riparo, ma ora non restano che poche rovine a testimoniare la sua esistenza.
Lungo la strada il paesaggio desolato ci porta a pensare a chi, cinquanta e più anni fa, pernottava presso “is domus de Peppi Pai” (le case di Peppi Pai), anche di queste non restano che vecchi ruderi visibili alla nostra sinistra.
In quei tempi i bambini di cinque o sei anni venivano portati in campagna e lasciati a custodire il gregge. Questi piccoli uomini avevano paura, specialmente la notte, ma allora così era la vita.
Per raggiungere le rovine bisogna camminare lungo il sentiero per circa venti minuti, tra cespugli di “tramatzu” e di “moddizzi”, ammirando splendidi pennacchi di “cruccuri” per giungere “assa domu ‘e su Para”.
Alla sinistra, poco sotto Bruncu Murcioni, possiamo vedere Nuraxi ‘e Accasa”, ma noi ci fermiamo prima, quando vediamo le prime tracce di pietra lavorata.
Di fronte a noi si apre un foro circolare di circa tre metri di diametro e profondo circa un metro e cinquanta. Si tratta dei resti di una costruzione in pietra lavorata, di forma circolare, che presenta un ingresso sul lato Ovest. Il pavimento é stato rimosso e si può notare che la costruzione é poggiata su una fila di pietre non lavorate. Su di queste si trovano tre file di pietre lavorate.
Le mura sono spesse circa ottanta centimetri e, ad un esame sommario, sembra che siano costituite da due file di pietre lavorate a T, la fila esterna presenta la faccia convessa lavorata mentre la fila interna presenta la faccia concava. Tra le due file si trovano delle pietre di dimensione ridotta legate con fango e terra.
Per poter essere certi del metodo costruttivo e quindi risalire allo stile architettonico e cercare di datare la costruzione bisognerebbe intraprendere degli scavi in tutta la zona. Pietre lavorate si possono notare un po’ ovunque, dentro e fuori la costruzione.
A circa dieci metri di distanza si trovano i resti di una seconda costruzione di diversa fattura. Le mura sono costituite da pietre di dimensioni inferiori, rispetto alla prima, e non lavorate, legate tra loro con terra. Di questa seconda costruzione resta solo una parte a forma di cupola. Dalla forma si potrebbe pensare si trattasse di un forno o di una cisterna, ma , come già detto, solo degli scavi accurati potrebbero portare alla luce elementi determinanti e chiarificatori.
La leggenda popolare racconta che queste costruzioni erano abitate da un frate che viveva nella zona ma non si conoscono altri particolari.
Al di là delle rovine de “sa domu ‘e su Para”, che già di per se possono offrire una valida motivazione ad affrontare il viaggio per Gesico e le sue campagne, la zona presenta delle sue caratteristiche peculiari per le quali vale la pena dedicarvi una giornata.
Si può raggiungere a piedi o a cavallo, facendo bene attenzione a non recar fastidio alle greggi e chiedendo l’autorizzazione ad attraversare i terreni ai legittimi proprietari al fine di evitare danneggiamenti.
Nel periodo piovoso si può assaggiare l’acqua salata de “s’arriu Sabiu”, negli altri periodi dell’anno il ruscello é asciutto. Questo ruscello dall’acqua salata, in passato , si credeva fosse ciò che restava di un antico mare e qualcuno racconta di aver visto degli anelli in ferro infissi nella roccia che dovevano essere utilizzati come attracchi per le imbarcazioni. Nessuno mi ha saputo indicare l’ubicazione di questi anelli, probabilmente perché non sono mai esistiti.
Sembra improbabile credere alla storia del mare come a quella degli anelli di ferro,é più facile ipotizzare un deposito di sale a monte della sorgente.
Tutta la zona é ricoperta di cespugli di moddizzi, (Lentisco) di questi in passato venivano raccolte le bacche utilizzate per la produzione de “s’ollu e stinci”, usato al posto dell’olio d’oliva; si trova anche qualche cespuglio di tramatzu (Tamerice) i cui rami venivano tenuti nei pollai per allontanare le pulci delle galline.
Rientrando possiamo immaginare la vita di quel piccolo pastorello che cinquanta e più anni fa si aggirava intimorito per queste campagne, possiamo quasi vederlo mentre raccoglie le bacche da un cespuglio di “arruabi” per placare la fame e la sete.
Potete farlo anche voi se volete, i cespugli di “arruabi” ci sono ancora ed in settembre le bacche sono mature e saporite.


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
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Da quando ho visitato il posto l'ultima volta sono passati diversi anni... chissà se il tempo (e i vandali) ha modificato le cose...

mercoledì 14 novembre 2007

Erodoto di Turi - Dario e il Governo del Popolo

Dario e i sei suoi alleati, dopo aver fatto strage dei Magi che avevano usurpato il potere, sedato il tumulto e trascorsi cinque giorni durante i quali fu sospesa la legge, decisero di riunirsi per discutere sulla forma di governo che avrebbe dovuto adottare i Persiani.

Otane, uno dei sette,

"consigliava di introdurre fra i Persiani il governo popolare, adducendo queste ragioni: Io sono del parere che non debba più uno di noi farsi padrone assoluto, poiché non è cosa ne bella ne buona. Voi, infatti, avete visto fino a qual punto è arrivata la tracotanza di Cambise e avete sperimentato anche la prepotenza del Mago. E come potrebbe essere un governo ben ordinato il dominio d'un solo, se egli può fare quello che vuole, senza rendere conto ad alcuno? Poiché anche l'uomo migliore del mondo, investito di questa autorità, si troverà al di fuori del consueto modo di pensare. Per l'abbondanza dei beni che lo circondano, mette radici in lui l'orgoglio, mentre in ogni uomo è radicata per natura l'invidia fin dalla prima origine e quando uno possiede questi due vizi, racchiude in sé ogni perversità [..] Invece quando è il popolo che detiene il comando, in primo luogo il governo ha il nome più bello d'ogni altro: uguaglianza di diritti; poi, non commette nessuno di quei soprusi che compie il monarca; le cariche pubbliche si ottengono per sorteggio; il governo è soggetto a rendiconto e tutte le decisioni sono prese in comune. Io propongo quindi che noi rinunciamo alla monarchia, per dare forza al governo popolare poiché nella maggioranza c'è la fonte di ogni diritto".


Così si espresse Otane, per il governo popolare, per la democrazia, avrebbero detto i greci, e dunque contro la monarchia...

Si, democrazia avrebbero detto i greci... greci... ma Otane era Persiano...

E come ne parla, non sembra stia improvvisando al momento... vi è dietro un pensiero già formato... studiato e conosciuto... nel 500 a.C.!


Ma poi, per farla breve, decidono per la Monarchia!

Ma questa è un'altra storia...


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO


domenica 11 novembre 2007

VIRGILIO - Georgiche... e parlano le bestie

Virgilio compose il suo "Georgiche" intorno al 37 a.C., in lingua latina, facendo riferimento alle sue conoscenze e a testi e autori più antichi... tra questi Lucrezio e Esiodo.
Ma non voglio certo annoiarvi con dati che potete trovare ovunque, ciò che mi preme è mettere in evidenza alcune parti che mi hanno colpito...
Virgilio sta parlando dell'Etna e delle sue numerose eruzioni, quindi dei terremoti delle Alpi quando...

(Libro I, 475-490)
E un alto grido, da tutti udito, corse in mezzo ai boschi silenziosi, e si videro fantasmi pallidi in strani atteggiamenti al buio della notte e parlano le bestie, terribile! Si ferman l'acque e s'aprono le terre, e mesti piangono nei templi gli avori e i bronzi sudano. Travolti con l'infuriata piena i boschi, scorse l'Eridano, dei fiumi il re, dovunque per le campagne trascinando armenti e stalle. In quello stesso tempo infauste fibre nei tristi visceri si videro nè cessò di sgorgar sangue nei pozzi: e nella notte l'ululo dei lupi entro l'alte città sempre echeggiava. Mai più che allora, nel sereno cielo saettarono folgori e comete funeste fiammeggiarono.
Cosa accadde?
Un alto grido...
Fantasmi pallidi...
E parlano le bestie...
Piangono gli avori e i bronzi sudano...
Infauste fibre nei tristi visceri si videro...
Sgorgar sangue nei pozzi...
Fenomeni naturali estremi accomunati a manifestazioni particolari... Invenzioni e immaginazione?
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 10 novembre 2007

Costantino e la religione...

Leggendo un trattato sul calendario (The Calendar di David Ewing DUNCAN) mi sono imbattuto su una curiosità storica sul Concilio di Nicea... che mi piace condividere con voi...

Costantino indice un concilio al quale sono invitati tutti i Vescovi della chiesa Cristiana, li nutre e li intrattiene fino al suo arrivo...

"Constantine arrived at Nicaea on about 19 June 325, and was immediately handed a thick packet of papers detailing controversies large and small among the attendees. He carried the packet with him into the audience hall of his palace, where officially opened the council wearing a robe of gold and draped with jewels like a Persian King. Sitting on a golden throne in front of the prelates..."

Nonostante il mio scadente inglese, mi sembra di capire che al suo arrivo gli fù consegnato un voluminoso pacco di documenti, nei quali sono riportate le principali problematiche discusse dai religiosi e padri della chiesa...

"Ordering the bishops to set aside their arguments, he took the packet and dropped it into the flames of a brazier. As it burned he told his audience that they must use this council to establish a uniform doctrine they all would follow - an imperative that became the guiding force behind the Catholic churc for centuries to come and would profoundly affect all aspects of life, including attitudes toward measuring time"

Questi signori non avevano ben capito che il concilio non era un semplice momento di discussione ma una opportunità che gli venne offerta... e che, visto i risultati, seppero acchiappare al volo!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

venerdì 9 novembre 2007

Erodoto di Turi e la fonte della lunga vita

Erodoto ci racconta come Cambise riuscì nella conquista dell'Egitto, quindi come esso, dopo tante inutili crudeltà, provò a conquistare il regno degli Etiopi... e, manda un gruppo di esploratori provenienti da Elefantina, chiamati Ittiofagi, a parlare con il re degli Etiopi e ad osservare... e così si intrattengono nello scambio dei doni e nel discutere. Il re degli etiopi...

(Libro III, 22)
Quando però si venne al vino e fu informato sul modo di produrlo, rimase incantato per questa bevanda: chiese allora di cosa si cibasse il re e quale fosse, per un persiano, la durata più lunga della vita. Gli Ittiofagi dissero che il re si nutriva di pane, spiegandogli come nascesse il grano e che, per un uomo, il termine massimo della vita era ottanta anni. Al che l'Etiope osservò che non c'era nulla da meravigliarsi se essi, nutrendosi di letame, vivevano pochi anni, anzi neppure quei pochi sarebbero in grado di viverli, se non avessero il ristoro d'una tale bevanda, intendendo il vino, in questo, senza dubbio, gli etiopi erano separati dai persiani.

(Libro III, 23)
Alle domande, poi, che a loro volta gli Ittiofagi gli rivolsero intorno alla durata della vita e al sistema alimentare degli etiopi, il re disse che la maggior parte di loro giungeva fino a centoventi anni, anzi alcuni li superavano. Il loro nutrimento era costituito da carni cotte e la bevanda era il latte. E siccome gli osservatori si meravigliavano per il gran numero di anni, li avrebbero condotti a una fonte, nella quale si bagnavano e ne uscivano più lucidi, come se fosse d'olio: emanava, poi, da essa un profumo come di viole. L'acqua di questa fonte era così leggera. Dicevano sempre gli osservatori, che nessuna cosa vi poteva sopra galleggiare, né schegge di legno, né quanto è più leggero del legno; tutto ciò colava a fondo. Se veramente essi possiedono quest'acqua, tale quale si dice, è per questo, forse, che, facendone uso costante, sono cosi longevi.

Che dire... poco credibile la storia della fonte...
chissà se é mai esistita una tal fonte miracolosa...
Ma cosa pensare della dieta e di quanto sostenuto dal re degli etiopi?
Carne cotta e latte...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 8 novembre 2007

Erodoto e gli Egizi

Erodoto, nel libro secondo ci parla, tra l'altro degli Egizi. Ci informa che le sue descrizioni sono raccolte spesso di persona intervistando i sacerdoti dei tempi di Menfi, di Tebe, di Sais e altri...

[Libro II, Euterpe, 2]
Gli egiziani prima che Psammetico salisse al potere, erano convinti di essere essi i primi uomini comparsi sulla Terra; ma da quando Psammetico, divenuto re, volle indagare chi fossero davvero i primi uomini, da allora riconoscono che prima di loro vennero al mondo i Frigi; poi comparvero essi prima di tutti gli altri.

Ma il modo in cui fu stabilito che i Frigi vennero prima non credo possa essere ritenuto scientifico...
Gli egizi riferiscono ad Erodoto che...

[Libro II, Euterpe, 4]
primi fra tutti gli uomini, furono gli egiziani a scoprire l'anno, avendo diviso il ciclo delle stagioni in dodici parti, e l'avevano scoperto, a quel che dicevano, osservando gli astri.

E' interessante la descrizione e il calcolo degli anni e delle generazioni...

[Libro II, Euterpe, 5]
Mi dissero pure che il primo re d'Egitto, che fosse uomo, era stato Mina, e che ai suoi tempi tutto l'Egitto, eccetto la regione di tebe, era una palude e nulla emergeva da quei territori che ora sono a valle del lago Meri, al quale si giunge dal mare, risalendo la corrente del fiume, con sette giorni di navigazione.

Il primo re d'Egitto è stato Mina, altre volte chiamato Mene, probabilmente Erodoto si riferisce a Menes...

[Libro II, Euterpe, 99]
Dunque, mi raccontavano i sacerdoti che Mene, primo re d'Egitto, difese con degli argini il territorio di Menfi: il fiume, scorreva in tutta la sua larghezza lungo la catena sabbiosa dalla parte della Libia; Mene, a monte, a circa cento stadi da Menfi, verso sud, avendo costretto il fiume con degli sbarramenti a formare un'ansa mise a secco l'antico alveo, e incanalò il fiume in modo che scorresse in mezzo alle due catene montuose.
Grandi opere... per i tempi a cui ci si riferisce... deviare il corso del fiume... del Nilo...

[Libro II, Euterpe, 100]
Dopo Mene i sacerdoti, consultando un loro libro, elencavano i nomi di altri 330 re; e in tante generazioni umane c'erano stati 18 etiopi, e una donna indigena: tutti gli altri erano uomini ed egiziani.

[Libro II, Euterpe, 141]
Dopo il cieco, salì al trono dicevano, il sacerdote di Efesto che si chiamava Setone.
Questo Setone visse al tempo in cui re degli Arabi e degli Assiri era Sennacherib...
Potrebbe trattarsi di Sethi?

[Libro II, Euterpe, 142]
... dal primo re fino a questo sacerdote di Efesto [..] si contano 341 generazioni [..] 11340 anni...
Così, essi dicevano, in 11340 anni, nessun Dio era stato tra loro in forma umana. Nemmeno prima del resto, come neppure dopo, tra gli altri re che regnarono in Egitto, s'era verificato, a sentir loro, alcunché di simile.
In questo periodo di tempo, raccontavano, il sole si sviò quattro volte dall'usato suo corso: due volte sarebbe spuntato di là dove ora tramonta; e dove ora sorge, ivi due volte sarebbe tramontato: nulla in Egitto, per tutto questo tempo, ebbe a subire mutamenti: né i prodotti della terra, ne quanto veniva dato dal fiume, ne il decorso delle malattie o le cause di morte.
11.340 anni... certo che se fosse vero...
Ma cosa significa che "il Sole si sviò quattro volte dall'usato suo corso"?
Non so... non capisco... o forse...
Credo che sia il caso che chi conosce il greco mi dia una mano... è corretta la traduzione sulla quale sto lavorando?
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

martedì 6 novembre 2007

SRIMAD BHAGAVATAM - Uttara e la freccia di ferro infuocata

Ho già accennato alle armi per così dire, non convenzionali per i tempi, presenti nello SRIMAD BHAGAVATAM, ed ecco ancora una stranezza...

(Canto 1, Cap. 8, verso 9)
Uttara disse:
O Signore dei signori, maestro dell'universo! Tu che sei il più grande degli yogi, proteggimi, Ti prego, perchè nessun altro può salvarmi dalla morte in questo mondo di dualità.

(Canto 1, Cap. 8, verso 10)
O Signore onnipotente, una freccia di ferro infuocata si sta dirigendo verso di me a grande velocità. Che io sia pure ridotta in cenere, sequesto è il Tuo desiderio, ma Ti prego, non lasciare che uccida il figlio che porto in me. O mio Signore, Ti supplico, concedimi questa grazia.

Come possiamo vedere, Uttara è preoccupata perché "una freccia di ferro infuocata" la sta per raggiungere "a gran velocità"... Di che si tratta? Il versetto successivo ci spiega che é Asvatthama che, non ancora contento, lancia un altro brahmastra contro l'ultimo discendente dei Pandava. Alla vista del radiante brahmastra i cinque Pandava afferrano le loro armi. Il loro Signore, allora...

(Canto 1, Cap. 8, verso 13)
Vedendo in pericolo i Suoi puri devoti, anime completamente sottomesse a Lui, il Signore onnipotente, Sri Krsna, afferra subito il Suo disco Sudarsana per proteggerli.

Dunque, contro un'arma terribile occorre un rimedio potente, come dire, contro un missile occorre un sistema antimissile... e così il brahmastra, seppure era un'arma implacabile viene neutralizzata! Solo ora il Signore può partire...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 4 novembre 2007

Erodoto, Glauco di Chio e le saldature, i giganti

Storie, di Erodoto, è uno dei testi più interessanti che abbia mai letto...
anche perchè sconvolge le mie conoscenze...
Per esempio:

(Libro I, 25)
Aliatte di Lidia, quello che aveva portato alla fine la guerra contro i Milesi, venne in seguito a morire, dopo aver regnato 57 anni.
Egli fu il secondo di questa famiglia, che guarito da una malattia, dedicò in Delfi un grande cratere d'argento, col suo basamento in ferro le cui parti erano saldate, offerta degna di essere vista più di tutte quelle che sono in Delfi;
opera di Glauco di Chio, l'unico uomo al mondo che abbia trovato il modo di saldare il ferro.
Dunque, almeno 500 anni prima di Cristo si era in grado di saldare il ferro! Ma questa tecnologia, da dove arriva? Oppure si tratta di un caso unico?
(Libro I, 68)
Certo, io penso o straniero, che molto saresti meravigliato, se avessi visto quello che ho visto io [..] nel lavoro di scavo mi imbattei in una bara lunga sette cubiti (cioè circa 3,15 metri!) e, siccome non volevo credere che fossero mai esistiti degli uomini più grandi di quelli che ci sono ora, la scoperchiai e vidi un cadavere delle stesse dimensioni della bara..
Così parla un fabbro a Lica, spartano, che era alla ricerca della tomba di Oreste...
Non so se ciò che aveva trovato fosse la tomba di Oreste o meno... certo che se fossero però corrette le dimensioni... doveva trattarsi di un vero e proprio gigante!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 3 novembre 2007

Ipparco di Nicea (Nicea II sec. a.C.)

Astronomo e matematico greco, Hipparchus compilò un catalogo di 800 stelle. Dedusse il fenomeno della Precessione da confronti con i suoi predecessori Aristillo e Timocari (IV sec. a.C.). Non presta fede alla teoria Eliocentrica. Si sa della sua esistenza grazie a Tolomeo che ne ha parlato.
Interessante autore... da approfondire!
Chi mi sa dire qualcosa di più?
Quali opere ha scritto e quale teoria sosteneva se non condivideva quella eliocentrica?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Archeologia, preistoria e storia, suddivisioni artificiose del tempo... l'unico testimone dell'evoluzione dell'Uomo...
Egitto... Roma... Sardegna...
Etruschi... Babilonesi... Assiri... Hyksos... Shardana... popoli del mare... Maya... Aztechi... Cinesi...
Vogliamo parlare di questi popoli e di altri... cercare di evidenziare similitudini e differenze... proveremo a studiare, assieme a chi ne ha voglia, popoli dimenticati... senza preconcetti!
Cercheremo di ripercorrere la storia di questi popoli con l'aiuto di storici antichi e moderni... ma non solo...
Cercheremo di andare oltre una disciplina scolastica leggendo testi antichi alla ricerca di radici ancora poco chiare...
Cercheremo di capire se è vero che l'uomo si è evoluto così come abbiamo studiato, linearmente, oppure se è possibile che le cose siano andate diversamente... come sostenne Platone!

Zibaldone...

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