venerdì 21 maggio 2010

Protagora...

Protagora di Abdera,
filosofo greco presocratico, visse ed operò nel V secolo a.C.
lui stesso si dichiarò "sofista".
Ma prendiamo in considerazione il dialogo "Protagora", scritto da Platone e vediamo solo qualche curiosità, come al solito chi vuole potrà trovare e leggere il dialogo per intero in qualsiasi biblioteca pubblica o, come faccio io, acquistarlo e tenerlo nella propria biblioteca!
I personaggi del dialogo sono due, Socrate ed un amico, Socrate racconta ciò che é accaduto qualche giorno prima tra lui e altri amici e conoscenti; tra questi Ippocrate, desideroso di porsi al seguito di Protagora, conosciuto già allora come un sofista disposto ad insegnare a pagamento...
Sofista... ma cosa significa?
Sofista significava sapiente o saggio, ed in quel tempo era riferito in particolar modo a coloro che insegnavano la loro scienza a pagamento.
Racconta Platone, di quando una sera Ippocrate si presentò a casa di Socrate invitandolo ad andare con lui per presentarsi assieme presso l'alloggio di Protagora, appena giunto in città.
Ippocrate aveva intenzione di pagarlo in cambio dei suoi insegnamenti.
Ma quali insegnamenti credi che riceverai? Dice Socrate all'amico...
Cosa credi che sia un sofista? Insiste...
Di quale parte del sapere è esperto il sofista? Lo interroga Socrate...
Ippocrate, chiamato insistentemente a dire la sua asserisce che il sofista è "colui che rende gli altri abili nel parlare"...
Ma Socrate non era ancora soddisfatto:
Dimmi Ippocrate, su quale argomento il sofista rende abili nel parlare?
Evidentemente intorno a ciò di cui si intende?
Già, ma in che consiste ciò di cui il sofista é esperto egli stesso e rende istruito il suo seguace?
Ippocrate deve arrendersi all'evidenza, non lo sa!
Socrate prosegue...
andiamo pure a parlare con lui, amico mio, ma stiamo ben attenti che il sofista non abbia ad ingannarci lodando la sua merce come i venditori del nutrimento del corpo, i commercianti all'ingrosso e i bottegai.

Così quei grandi, Socrate, Protagora e diversi presenti si "affrontano" in discussioni che, come direbbe Protagora, toccano tutto il campo del suo insegnamento, cioè:

"il sapersi condurre con senno, così nelle faccende domestiche, tanto da amministrare nel modo migliore la propria casa, come nelle faccende pubbliche, tanto da essere perfettamente capace di trattare e di discutere delle cose dello stato".

Intendi forse parlare di arte politica, e sostieni forse che tu sei in grado di insegnarla? Direbbe Socrate...

Si, certamente, l'arte politica si può insegnare e io la insegno, rispondeva Protagora! E lo spiega con un mito, un mito che parla di dei e non di uomini. Un mito della creazione, in cui Prometeo ed Epimeteo sono responsabili della distribuzione delle facoltà naturali tra tutti gli esseri appena creati. E per ultimo l'uomo... restato senza alcuna facoltà naturale, riceve da Prometeo la scienza della vita, il sapere tecnico e il fuoco (perché senza il fuoco il sapere tecnico non sarebbe servito!), rubati ad Atena ed Efesto...

E Protagora seguita nel suo racconto... e parla tra l'altro del significato della giustizia, dell'ingiustizia e della punizione.

Si punisce per la colpa commessa o per il futuro?
Per Protagora si "punisce pensando al futuro, sì che lo vede punito. E se tale è il suo punto di vista, significa ch'egli è convinto che alla virtù ci si possa educare: punisce, dunque, per distogliere dalla colpa".

E il tempo passava, e Socrate e Protagora parlavano e interrogavano l'un l'altro e convincevano e incitavano applausi, consensi, dissensi, diversità di opinioni... su scuola, insegnamento, politica, conoscenza della poesia antica... e Creta e Sparta e Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene, Chilone di Sparta... conosci te stesso... nulla di troppo... difficile é mantenersi onesti!

E vizi e virtù: "E l'essere vinto da se stesso è ignoranza, il vincere se stesso sapienza....

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 20 maggio 2010

I Fenici non sono mai esistiti...

Cari amici dell'Accademia dei Tuttologi, il prossimo 4 giugno alle ore 18.00 a Sant’Antioco (CI) presso i locali del Pierre Pub in Corso Vittorio Emanuele 86, si terrà la presentazione del libro di mikkelj tzoroddu

"I Fenici non sono mai esistiti"

Coordinerà il dibattito Giovannino Sedda – studioso di storia e cultura sarda - Presidente Lums: Libera Universidade Mediterranea Sarda.

Interverrà Marcello Cabriolu – studioso di archeologia.
Se siete in zona intervenite numerosi...

All'amico e studioso Mikkelj, un in bocca al lupo!

P.S. in questi giorni stò leggendo il libro e sembra molto interessante... ma ne parleremo più avanti!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 9 maggio 2010

Eleonora d'Arborea... l'ultima giudichessa

Voglio iniziare questo mio articolo ringraziando innanzitutto la studiosa Bianca Pitzorno.
Grazie per il piacere che mi ha fatto provare leggendo il suo libro: Vita di Eleonora d'Arborea!

Come tutti i Sardi anche io sono sempre alla ricerca di notizie storiche sulla mia amata terra... alcune informazioni sulla Sardegna le ho trovate nei libri che ho letto finora e sono diventate parte del mio bagaglio personale. Altre le ho viste e toccate, sotto forma di dura roccia nuragica o di eleganti bronzetti, altre mi mancano ma spero un giorno di riuscire ad aggiungerle alle mie conoscenze.
Eleonora d'Arborea mi mancava... avevo si letto qualcosa, qualche artico di tanto in tanto, ma non avevo veramente idea dell'importanza di questa Nobile Signora del quattordicesimo secolo per la nostra isola.

Figlia di Mariano IV De Serra, visconte di Bas e dell'Aragonese Timbors, Eleonora é ancora oggi riconosciuta come una grande legislatrice per aver migliorato e promulgato la cosiddetta "Carta de Logu" cioè la costituzione, il codice delle leggi del Regno d'Arborea.

Ma chi era Eleonora?
Nasce probabilmente intorno alla metà del 1300, in un periodo pericoloso per l'Europa, la Peste Nera infatti, più che i Re, guida l'alternarsi di periodi di sviluppo e di recessione.
Eleonora ha un fratello, Ughetto, conosciuto come giudice col nome di Ugone III, del quale prenderà il posto alla sua morte, una morte crudele come crudele era stato lui da giudice.

La Sardegna di questo periodo era divisa in giudicati, quasi dei regni indipendenti, anche se ufficialmente Papa Bonifacio VIII cedette l'Isola al Re di Spagna, in cambio di denaro e servizi militari. Ma la realtà era che i giudici d'Arborea la governavano da quasi cinque secoli forti anche dell'infeudazione di un altro Papa, Gregorio IX.
Il giudicato più ampio e florido doveva essere quello di Arborea, ma vi erano anche i giudicati di Cagliari, della Gallura e di Torres. Genovesi e Pisani avevano piccoli possedimenti. Tra le famiglie stanziatesi in Sardegna vi erano i Doria di Genova. Brancaleone Doria sarà il futuro sposo di Eleonora e, forse, il responsabile della fine di un sogno... la fine della "Nazione Sarda".

Notizie storiche e narrazione si susseguono spingendo il lettore ad andare avanti, per poi tornare indietro a rileggere qualche notizia interessante e collocarla al meglio nella memoria...

"Cum isto ense illi de domo mea et predecessores mei conquistaverunt judicatum et terram istam, et ego defendam cum isto viriliter et potenter"
(Con questa spada quelli della mia casa e i miei antenati conquistarono il giudicato e queste terre e con questa io li difenderò con forza e con coraggio)

Questa la formula che guidò i giudici d'Arborea attraverso i secoli e le guerre... fino alla fine!

Nel 1354 il Re d'Aragona, En Pere, conquista Alghero, città costruita dai Doria, caccia i precedenti governatori e la ripopola di Catalani, cambiandone anche il nome in Barcelloneta.
Aragonesi e Sardi d'Arborea ora sono veramente vicini... la guerra ha inizio. Negli anni successivi, Mariano gira la Sardegna combattendo gli Spagnoli. Nel 1370 quasi tutta la Sardegna gli appartiene... quasi tutta! Cagliari ancora resiste, anche se sempre assediata, così pure alcune altre cittadine della costa nord e orientale.

Ma la Peste Nera, come ho già detto, é la vera regina e nel 1376 si porta via Mariano. Il figlio Ugone III ne prenderà il posto per qualche anno, ma farà una brutta fine a causa forse del suo carattere. Venne ritrovato in fondo ad un pozzo, assieme alla figlioletta, con la lingua mozzata e un sasso in bocca. Eleonora deve tornare in Sardegna, abbandonare la tranquillità della città del marito, Brancaleone Doria e correre a reclamare l'eredità per il figlio, Federico, ancora minorenne. Intanto Brancaleone è fatto prigioniero, con l'inganno, dal re di Spagna. Resterà prigioniero per sette anni, tra la Spagna e la Sardegna, fino al 1390, anno della sua liberazione. La guerra interrotta da una pace effimera ricomincia, Brancaleone é ora il comandante militare, Eleonora si occupa della miglioria delle leggi emanate dal padre Mariano e della stesura definitiva di quella che sarà chiamata "Carta de Logu".

La guerra procede bene e le terre dell'Arborea sono governate grazie alle giuste leggi di Eleonora. Il codice é diviso in dieci sezioni (o Ordinamentos) che regolano la vita agro pastorale sotto tutti gli aspetti, dalla pena di morte per lesa maestà della prima sezione ai furti, adulteri, stupri, commercio del cuoio e delle pelli, chiusura delle terre, procedure giudiziarie e servitù... tutto é regolato secondo giustizia. Ricchi e poveri sono uguali, almeno nel caso dell'omicidio... "pro dinai niunu non campit" é la regola.

Ma ancora una volta é Lei, la Morte Nera, a decidere le sorti della splendida e sfortunata nostra Terra... Eleonora muore infatti nel 1403, lasciando il suo secondo figlio, Mariano V (o forse era lo stesso Federico di qualche anno prima che aveva cambiato nome?), e suo marito BrancaleoneDoria, a lottare.

I Sardi sono una razza dura, testarda... difficili da governare anche per un Sardo. Così qualche anno dopo quando Mariano V muore in circostanze misteriose, Brancaleone non riesce a prenderne il posto... un lontano erede della famiglia dei De Serra Bas torna dalla Francia, dove viveva, per cercare di raccogliere l'eredità, ma poco dopo fuggirà di fronte agli Spagnoli che tentano di conquistare l'Isola una volta per tutte. Il suo vicario, Leonardo Cubello , firmerà la resa. Il giudicato non esiste più, e con esso la speranza di un Regno di Sardegna... di una Nazione Sarda, sparisce per sempre...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 1 maggio 2010

Schliemann... sulle tracce di Omero!

1822 - 1890, un periodo indimenticabile!

Quante cose sono accadute nel mondo in questi 68 anni... ma di tutto ciò che é accaduto ci interessa solo una piccola ma importantissima parte, quella relativa alla vita e alle scoperte di Enrico Schliemann, il mercante, l'avventuriero, il cercatore d'oro, l'uomo che parlava 18 lingue, imparate con il suo metodo da autodidatta.

Il Meclemburgo del 1800 ha dato i natali a quest'uomo straordinario. Le leggende del villaggio di Ankershagen stimolarono la sua fantasia e la voglia di ricerca. I libri antichi, soprattutto Omero, e la capacità di imparare le lingue, lo portarono a scoprire cose inimmaginabili per gli scienziati di quei tempi...

Il suo metodo era basato sulla lettura a voce alta, sull'esercitarsi nelle traduzioni, scrivere pensieri su cose di interesse e prendere una lezione al giorno. La sera studiava a memoria la lezione per il giorno dopo. In questo modo imparò l'Olandese, l'inglese, spagnolo, italiano, portoghese... e col tempo molte altre!

Schliemann si imbarcò, divenne commerciante e con il traffico dell'indaco divenne ricco. Ma la fama é legata alle sue scoperte.

Girò tutto il mondo, dall'Europa all'America all'Asia, per poi tornare e stabilirsi in quella che riteneva essere la sua terra, la Grecia. Abbandonò il commercio ormai ricco e si dedicò allo studio dei classici greci, Omero, Platone... e così come l'intuito l'aveva arricchito velocemente, l'intuito lo portò sulle orme di Omero. Schliemann usò i testi di Omero come quelli di Strabone e Pausania come fossero le sue guide attraverso lo sconosciuto mondo del passato e per caso o per bravura scoprì tanto oro quanto non ne aveva accumulato con il commercio.

Il suo primo vero tesoro fu conosciuto come il tesoro di Priamo, trovato ai piedi di un muro durante gli scavi di Troia. Il tesoro era costituito da due diademi d'oro, 90 catenelle, 12271 anelli, 4066 lamelle a forma di cuore e 16 idoli e altri innumerevoli oggetti calici e coppe d'oro, ambra e argento!

Ma si trattava solo del primo...

Mentre continuava a scavare Schliemann scriveva, studiava, viveva, manteneva corrispondenza con tantissime persone e litigava con i professori. Lui, un appassionato archeologo aveva infatti scoperto cose che gli altri non riuscivano neanche a immaginare., nonostante lui fosse un semplice dilettante. E per dirla con Ludwig, "egli si elevò e rimase ancora, nonostante tutti i cavilli di queste controversie, ad un livello assai più alto dei professori titolati, suoi avversari, dinanzi al tribunale della storia".

Il secondo tesoro trovato fu quello di Micene, seguendo le indicazioni di Pausania cinque tombe regali furono portate alla luce e con esse i sontuosi ori che schliemann attribuì ad Agamennone. Tra i tesori ritrovati una maschera in oro, che oggi é conosciuta come la maschera di Agamennone.

Schliemann ebbe il tempo anche di farsi una famiglia, anzi due. Si sposò due volte ed ebbe figli da entrambi i matrimoni. Un giorno una delle sue figlie, Andromaca, gli chiese cosa fosse l'eternità. Lui rispose: "Immagina, Andromaca, un blocco di marmo, lungo da qui al Pireo, sul quale ogni mille anni, venga fatto scorrere per tutta la sua lunghezza un pezzo di seta. L'eternità é il tempo necessario a consumare così quell'immenso blocco di marmo."

Schliemann aveva forse ancora tante cose da scoprire e stava pensando ad un viaggio in Messico, alla ricerca di Atlantide... forse abbiamo perso una occasione, purtroppo la morte per una infezione ad un orecchio lo portò via prima! Il 26 dicembre 1890 mentre passeggiava per Napoli ancora convalescente dopo una operazione all'orecchio Schliemann cadde a terra, "così morì Enrico Schliemann: in terra straniera, colto dal male sulla strada di una città sconosciuta, a metà del viaggio tra la sua prima (Germania) e la sua seconda patria (Grecia), viaggiante ignoto, vestito miseramente, con una borsa d'oro sul cuore".

Spero che queste poche righe vi spingano a leggere la sua biografia, io ho letto quella splendidamente scritta da Emil Ludwig, a voi la scelta...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Archeologia, preistoria e storia, suddivisioni artificiose del tempo... l'unico testimone dell'evoluzione dell'Uomo...
Egitto... Roma... Sardegna...
Etruschi... Babilonesi... Assiri... Hyksos... Shardana... popoli del mare... Maya... Aztechi... Cinesi...
Vogliamo parlare di questi popoli e di altri... cercare di evidenziare similitudini e differenze... proveremo a studiare, assieme a chi ne ha voglia, popoli dimenticati... senza preconcetti!
Cercheremo di ripercorrere la storia di questi popoli con l'aiuto di storici antichi e moderni... ma non solo...
Cercheremo di andare oltre una disciplina scolastica leggendo testi antichi alla ricerca di radici ancora poco chiare...
Cercheremo di capire se è vero che l'uomo si è evoluto così come abbiamo studiato, linearmente, oppure se è possibile che le cose siano andate diversamente... come sostenne Platone!

Zibaldone...

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