venerdì 27 dicembre 2013

Giordano Bruno, romanzo di Eugen Drewermann

Definirlo "romanzo" è un po riduttivo, quindi cercherò di spiegare di che si tratta e perché lo sto leggendo.
La parte più semplice consiste nel dire quali motivazioni mi spingono a leggere un romanzo su Giordano Bruno per cui inizio da qui!
Quando ho preso il libro in biblioteca non mi ero reso conto che si trattasse di un romanzo, solo poi, leggendo le prime pagine mi è sorto il dubbio. Io cercavo una biografia per capire meglio il personaggio e il suo tempo ed avvicinarmi alle sue opere, che è poi quello che faccio sempre con i grandi della storia.
Così, un po' ingannato dal titolo, mi sono informato sull'autore per capire quanto il romanzo potesse essere attendibile, quanto avrei potuto tener per buono del romanzo e quanto no, per poi decidere se andare avanti nella lettura o cercare un'altra biografia.
Eugen Drewermann, l'autore, ex sacerdote cattolico, allontanato dalla chiesa per le sue idee...
Cosa gli sarebbe accaduto se avesse vissuto nel 1500? Probabilmente avrebbe fatto la stessa fine di Giordano Bruno. Tanto mi basta per capire che forse vale la pena andare avanti nella lettura. Forse non si tratta proprio di un romanzo... in effetti il libro è un misto di pensieri e testi realmente scritti da Bruno e pensieri che sarebbero potuti essere i suoi.
Così proseguo nella lettura.
Giordano Bruno nasce a Nola col nome di Felipe (Filippo) nel 1548.
Qualche anno dopo, nel 1565 entra nell'ordine dei Domenicani e nel 1566 prende gli ordini e il suo nome diventa Giordano. Già da subito si manifestano i suoi dubbi e nel 1576, sospettato di eresia fugge e inizia la sua vita errabonda che lo porterà in giro per l'Europa, fino a Venezia, dove sarà tradito dal nobile Zuane Mocenigo e incarcerato dalla Santa Inquisizione.
Tradotto a Roma sarà condannato al rogo e giustiziato il 17 febbraio del 1600 a Roma, in Campo dei Fiori.
Giordano Bruno era un filosofo, e come tale cercava la verità, cercava di capire e questo lo condannò. Da lui si richiedeva solo fede!
Giordano Bruno conobbe le opere di Copernico, Avicenna, Telesio, Petrarca, Averroè, Fracastoro, Raimondo Lullo. Michele Serveto e fu lui stesso impegnato in prima persona nella diffusione della conoscenza. Per farlo si tolse l'abito da domenicano e insegnò nelle Università delle città che lo ospitavano. Poi un giorno il desiderio di tornare in Italia lo prese in trappola...
Ma, al di là della sua biografia sintetica, il libro è interessante per le considerazioni filosofiche e teologiche dell'autore, messe in bocca a Giordano, o forse sarebbe meglio dire "messe in bocca a Felipe":
"Giordano mette da parte Aristotele, dicevano, innalza la volontà al di sopra della conoscenza, definisce la comprensione una conseguenza dell'amore.", una frase che spiega bene le accuse che gli verranno rivolte.
"Tutto l'Universo va visto come un corpo animato in tutte le sue parti [..] il pianeta Terra compie la sua piroetta intorno a se stesso [..] e nel frattempo compie un enorme giro di 365 giorni attorno all'astro centrale. Il sole non si sposta, almeno non in relazione alla Terra".
Le idee di Copernico, le stesse che determineranno la condanna di Galileo.
"La demonizzazione della sensualità è di per se stessa una infinita tortura..."
"Nella natura non esistono morte e distruzione che non siano al servizio della vita e del suo dispiegarsi..."
Queste le idee presentate e discusse nel libro, nei "probabili" ultimi trecento fogli scritti da Felipe nei suoi ultimi sei giorni (o quasi).
Lettura impegnativa ma ricca di significato.
A voi il resto, buona lettura!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 22 dicembre 2013

Matteo Ricci, di Michela Fontana

Sottotitolo: un gesuita alla corte dei Ming...
Ho appena terminato la lettura di uno splendido saggio, la biografia del gesuita Matteo Ricci (1552 - 1610), edito da Mondadori, magistralmente scritto dalla giornalista scientifica Michela Fontana cui vanno da subito i miei complimenti.
Il libro racconta la storia di un uomo che grazie alle sue doti riuscì nell'impresa di raggiungere il cuore del regno della Cina e dei saggi cinesi.
Matteo Ricci entrò nella Compagnia di Gesù, dove si dedicò agli studi previsti, retorica, filosofia e teologia presso il collegio Romano.
Tra le discipline introdotte nei collegi dei gesuiti vi era anche la matematica, grazie all'opera di un grande matematico che vi insegnava: Christoph Klau (Clavius). Il sapere era per i gesuiti come un'arma a difesa della chiesa.
L'autrice dice: "Se la matematica era il fondamento della scienza, l'astronomia ne era la regina", grande verità sia allora che oggi.
Ricci studiò dunque matematica e astronomia, anche se quest'ultima si basava sulle conoscenze dell'Almagesto di Tolomeo, la teoria eliocentrica infatti non era ancora abbastanza diffusa e avrebbe avuto i suoi problemi prima di poter diventare fondamentale.
La vita di Ricci è intrecciata con quella della Compagnia e con gli sviluppi scientifici del periodo, che divennero oggetto di insegnamento da parte del missionario verso i suoi amici e discepoli cinesi.
La cultura cinese, di cui Confucio era stato il massimo rappresentante, fu la leva usata da Ricci per aprire le porte dell'Impero.
La conoscenza della lingua era fondamentale e fu solo dopo che il nostro gesuita se ne impadronì che iniziò ad arrivare il successo. Le tradizioni, il culto per gli antichi, l'attaccamento al cerimoniale, il rispetto per lo studio e la saggezza fecero si che Matteo Ricci divenisse ben accetto e rispettato come uomo saggio conosciuto col nome di Li Madou, il saggio dell'Occidente.
Ricci fu un esempio di temperanza, apertura mentale, saggezza, costanza.
Grande studioso e allo stesso tempo dotato di una grande manualità, tradusse opere dal latino al mandarino (tra queste gli Elementi di Euclide) e viceversa, creò mappe del mondo intero, e strumenti di misura a quel tempo sconosciuti in Cina.
Fu lui che dopo secoli si rese conto della corrispondenza del Catai di Marco Polo con la Cina.
Alla sua morte i gesuiti erano arrivati al centro di potere dell'Impero, Pechino...
Ma ora basta, il libro merita di essere letto, per cui ora sta a voi proseguire.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 21 dicembre 2013

Qui un tempo finiva il mondo, su Voyager di gennaio 2014

Oggi in edicola su Voyager di gennaio 2014 un articolo scritto da me e dall'amico Massimo Fraticelli dal titolo "Qui un tempo finiva il mondo".
L'articolo, come il titolo lascia intendere, parla delle Colonne d'Ercole, dei Fenici, della città di Tartesso e sulla sua probabile posizione, senza trascurare i miti e le leggende legati all'eroe Ercole, quello africano, conosciuto come Melqart.
Sperando di essere riusciti a sintetizzare le interessanti notizie trovate, auguriamo a tutti buona lettura!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

domenica 15 dicembre 2013

Sulla Biblioteca di Alessandria, dal Poliorama pittoresco anno quarto - semestre primo (1839-1840)

Proseguendo la ricerca sulla biblioteca di Alessandria mi sono imbattuto in alcune ulteriori informazioni, cercherò di essere sintetico e non ripetitivo, spero di riuscirci.
 
Come già detto nel precedente articolo: notizie varie sulla Biblioteca di Alessandria d'Egitto, la biblioteca nasce dall'idea di Demetrio Falereo, egli consigliò al re Tolomeo I  di:
 
           "comporre una biblioteca di autori di politica, e di cercar tutti gli autori che trattassero di materie di stato, ne' quali troverebbe de' consigli che nessuno de' suoi amici oserebbe dargli. Piaciuto a Tolomeo questo avviso, Demetrio per lui raccolse de' libri politici, nè di ciò pago,persuase al re di fare ad imitazion di Pisistrato e di Aristotile, una collezione di tutt'i libri poetici filosofici e storici di ogni nazione, perchè i dotti potessero studiare e paragonare le conoscenze diverse e perfezionar le scienze."
 
Secondo Eusebio, alla morte del re la biblioteca conteneva 100.000 volumi.
 
Con il suo successore, la biblioteca crebbe e molti studiosi furono invogliati dall'attitudine del nuovo re di proteggere gli studi:
 
           "Un gran numero d'ingengi distinti vissero alla sua corte ed arricchiron la sempre crescente libreria, delle lor opere. Il poeta Callimaco pubblicò degl'Inni; il sacerdote Manetone dettò una storia d'Egitto, di cui avanzano de' preziosi frammenti."
 
Ma chi guidò la Biblioteca?
Ufficialmente il primo bibliotecario fu Zenodoto di Efeso (330-260 a.C.),
 
          "che aveva studiato la poesia con lui (il re Tolomeo Filadelfo) e la grammatica con un Fileta. Ei comprò dagli ateniesi le ricche biblioteche di Aristotile e di Teofrasto."
 
ma, se volessimo essere corretti il primo fu il fondatore, Demetrio Falereo.
 
Poi fu la volta di Eratostene (275 - 195 a.C.) nominato da Tolomeo Evergete (284 - 222 a.C., terzo della dinastia), anche se pare che vi siano stati altri bibliotecari nel mezzo.
 
          "Questi era celebre soprattutto come geografo e come storico."
 
Il terzo bibliotecario sarebbe stato Apollonio, autore di un poema sugli Argonauti, dunque immagino si sia trattato di Apollonio Rodio (295 - 215 a.C.). Alcuni invertono l'ordine dei bibliotecari, Apollonio prima di Eratostene, chissà come è andata veramente.
 
Il testo prosegue indicando il bibliotecario che custodì i libri sotto il nuovo re Tolomeo Epifane (210 - 180 a.C.) lasciando un buco relativo a Tolomeo IV Filopatore (244 - 205 a.C.).
 
           "Sotto Tolomeo Epifane il conservator de' libri fu il poeta Aristonimo. A que' tempi, Eumene I, re di Pergamo, stabilì nella capitale del suo regno una biblioteca che poi divenne rivale di quella di Alessandria. Aristonimo disegnò di recarsi appresso Eumene; ma Tolomeo Epifane per tema che Aristonimo accrescesse la biblioteca del suo nemico il fe' chiuder per qualche tempo in prigione: proibì pure l'esportazion del papiro. Allora inventossi a Pergamo quella carta che dal luogo fu detta pergamena."
 
Se devo dire la verità di questo Aristonimo non ho trovato traccia da altre parti, ma ciò non significa niente, magari troverò qualcosa più avanti.
Interessante questa guerra per la conoscenza, evidentemente i sovrani di quel periodo si rendevano ben conto dell'importanza della conoscenza e del vantaggio che questa dava nel mondo reale. Sapere è potere!
Interessante anche la storia della nascita della pergamena.
 
Il testo prosegue la storia della Biblioteca passando al re Tolomeo Fiscone (detto il Ventruto) ovvero Tolomeo VIII Evergete II (182 - 116 a.C.), l'ottavo re della dinastia.
 
          "Sotto il regno di Tolomeo Fiscone (il Ventruto) fu creata un'altra biblioteca, quella del Serapione cosiddetta dal dio Serapide nel cui tempio allogossi. Fiscone esigeva da tutti quelli che approdasser ad Alessandria, che gli portasser de' libri per farli copiare; ma egli ritenevasi gli originali e rendeva in loro vece copie. Chiese agli Ateniesi le opere di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, promettendo loro di render gli originali, e diè quindici talenti in guarentigia della promessa; ma ottenuti què preziosi manoscritti, non liberò la sua parola, lasciando senza rammarico il dato pegno. Con modi si poco onesti il Ventruto fè una numerosa collezione."
 
Certo che questo re era un fior d'imbroglione, anche se per il bene della sua biblioteca. Sotto di lui fu bibliotecario un certo Aristofane, non quello delle "Nuvole". 
 
La storia della distruzione della biblioteca sotto Cleopatra a causa dell'incendio che Cesare fece appiccare e il fatto che poi Antonio ricostituì la collezione è più o meno simile, anche se si dice che Antonio per la sua donazione fece ricorso ai 200.000 volumi della biblioteca di Pergamo, evidentemente passati di mano!
Nella biblioteca vennero custodite le opere storiche delle antichità etrusche e cartaginesi, di cui ora non ci resta purtroppo praticamente niente.
 
In questo testo si introduce però una ulteriore distruzione, non presente nel precedente, si dice infatti:
 
"Nel 390 i dotti del paganesimo coltivavan pacificamente le lettere nel Serapione allorché Teofilo, patriarca d'Alessandria, risolvette distrugger la idolatria nella sua diocesi. Egli ottenne un editto di Teodosio il Grande, che gli permettea di distrugger tutt'i tempi de' falsi dei. Mentre intendeva metterlo in esecuzione, i pagani indignati ritiraronsi nel Serapione e coraggiosamente vi si difesero. Sostenuto dalle truppe imperiali, Teofilo forzò i filosofi e i grammatici nel loro asilo: essi furono obbligati a salvarsi con la fuga; il Serapione fu saccheggiato e distrutto; ed Orosio che visitò Alessandria nel 410 non trovò più biblioteca ne ivi ne altrove."
 
Ecco dunque che ancora una volta, questa volta a causa dell'intolleranza religiosa cristiana, il compimento di un crimine contro l'Umanità, la distruzione della conoscenza.
 
Nello stesso testo si dice che la presunta distruzione della biblioteca ad opera degli invasori mussulmani del 640 sia un falso. Questo perché gli autori del periodo successivo non ne parlano. Si dice infatti:
 
          "Gli autori greci che han raccontata la espugnazione di Alessandria, e'l patriarca Eutichio, non dicono una parola di questa pretesa distruzione."
 
Si dice inoltre che la legge islamica proibisce di dare alle fiamme i libri cristiani e giudei acquisiti in guerra.
 
Allora, forse, la distruzione avvenne 390 e non nel 640 d.C.!
 
Chissà qual è la realtà, ormai nascosta dalle nebbie dei tempi?
 
 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

sabato 14 dicembre 2013

Notizie varie sulla Biblioteca di Alessandria d'Egitto

I libri, a mio parere, sono una delle massime opere dell'ingegno dell'uomo e gli spazi che li custodiscono sono il loro equivalente per quanto riguarda i luoghi.
Io adoro le biblioteche, luoghi in cui sono capace di perdermi per ore ed ore, dimenticando tutto!
Una delle biblioteche più famose è la biblioteca di Alessandria d'Egitto, secondo alcuni vi erano custoditi centinaia di migliaia di testi di ogni genere.
Purtroppo la sua storia è legata a diversi incendi che di volta in volta ne hanno distrutto il contenuto.
Questa fantastica biblioteca però, come la Fenice, ogni volta risorge!
Vediamo cosa ci dice il Nobile Don Luigi dei Conti Odescalchi nella sua opera sull'Egitto: "L'antica Memfi, ossia, Scorsa in Alessandria d'Egitto al Nilo, al Cairo, Eliopoli ed all'antica Memfi", pubblicata a Pisa nel 1840. Parlando del porto nuovo di Alessandria, dice che
"Il fortino che ver ponente forma la sua punta passava sotto il nome di piccolo faro e sarebbe quì poco distante che Norden e Denon situano quella famosa Biblioteca riunita da Tolomeo Filadelfo per opera di Demetrio Falereo riguardata come la bellissima del mondo."
Tolomeo Filadelfo (308-246 a.C.) fu il secondo re della dinastia dei Tolomei d'Egitto, sotto cui sembra sia stata fondata la Biblioteca. Demetrio Falereo invece fu un politico e filosofo greco, secondo Strabone fu lui, durante il suo periodo di esilio ad Alessandria, già dal periodo del primo dei Tolomei, ad avere l'idea della biblioteca. Ma andiamo avanti con il testo:
"La sua costruzione debbesi a Tolomeo Lago il primo di questa dinastia, che la divise in due fabbricati, uno detto Biblioteca madre, conteneva trecentomila volumi; e l'altro col nome di Biblioteca figlia ne raccoglieva ancora duecentomila."
Tolomeo Lago, ovvero Tolomeo I Sotere (367-283 a.C.) fu il primo re della dinastia dei Tolomei d'Egitto, morì nel 283 a.C.. Demetri Falereo fu suo consigliere.
La Biblioteca, dunque, organizzata in due differenti edifici, sembra contenesse cinquecentomila volumi, un numero immenso visto il periodo. Immaginate quali tesori doveva contenere...
"Bruciò questa in gran parte pel fuoco comunicatole dalla flotta egizia, allorchè Giulio Cesare venuto a giornata con Achilla generale di Tolomeo, nel proprio porto l'incendiò."
La distruzione della Biblioteca avvenne nel 48 a.C., più per errore che per volontà. Purtroppo in quell'incendio furono distrutti libri di cui noi non avremo mai alcuna notizia!
"Venne in seguito riedificata da Cleopatra, che Antonio presentò di altri duecentomila volumi, de' quali in uno co' stati suoi Attalo re di Pergamo elesse in erede il popolo Romano 146 anni A.C.
Sembra che l'Attalo di cui si parla sia Attalo III, re di Pergamo (in Turchia), non aveva alcun interesse a regnare e lasciò il regno alla repubblica Romana. Esistono varie ipotesi che contestano la distruzione della Biblioteca. Sembra infatti che solo una parte sia stata distrutta.
"Ma il califfo Omar di quanto era in Egitto facendovi ruina, ordinò si consegnasse alle fiamme dicendo: Se tale Biblioteca rinchiude ciò che trovasi nel Corano, ella è cosa inutile; e se tutt'altro capisce io la stimo pregiudiziale."

Tale distruzione sembra sia avvenuta nel 642 d.C.. Vi sono però alcuni sostenitori di altre distruzioni.
Il Califfo Omar (581-644 d.C.) fu califfo dopo Abu Bakr.

Ma la Biblioteca di Alessandria non fu la prima ne la più antica, nello stesso libro si parla infatti di una Biblioteca a Memfi, chiamata biblioteca di Vulcano.

"La biblioteca di Vulcano in Memfi venne consultata dai primi savj dell'Universo, tra i quali da Ometo e da Pittagora. Si desidererebbe conoscere in quale idioma e su qual materia erano vergati i libri di tal biblioteca, massime i 38.000 volumi scritti da Ermete 2226 anni circa A.C.. e consultati dal saccente Manetone intessendo la sua istoria d'Egitto."

E con queste notizie mi fermo, ma non finisce qui!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
 
 
Leggi anche:


venerdì 6 dicembre 2013

La Sardegna e i papi

Ho appena finito di leggere un bellissimo libro di Claudio Rendina di cui potete leggere una breve recensione su I papi, storia e segreti.
In questo breve articolo parlerò di alcune informaioni che vi ho trovato sulla storia antica della Sardegna.
Sapevate che vi sono stati due papi sardi?
Ma andiamo per ordine.
Siamo sotto il pontificato di S. Eleuterio (175-189 d.C.), in quel periodo secondo Eusebio di Cesarea la chiesa visse un periodo di tranquillità (era allora imperatore Commodo), ma vi furono comunque dei processi, tra questi fu processato un tale di nome Callisto (che qualche anno dopo diverrà papa).
Callisto era uno schiavo liberato di un banchiere chiamato Carpoforo. Callisto voleva recuperare dei crediti e si recò in una sinagoga per riscuotere. Venne denunciato per disturbo della quiete pubblica e condannato alla fustigazione e ai lavori forzati. La seconda parte della condanna veniva eseguita nelle miniere della Sardegna. Siamo nell'anno 186 d.C.
Qualche anno dopo sarà una matrona romana, Marcia, amante e poi moglie dell'Imperatore Commodo, che riuscì ad ottenere la liberazione di tutti i membri della comunità cristiana cui apparteneva che si trovavano in quel periodo incarcerati in Sardegna. Tra questi, non si sa bene come, rientrò anche il futuro papa Callisto.
Quando Callisto venne eletto papa (217 d.C.) il suo oppositore si chiamava Ippolito che ritiratosi da Roma creò una sua comunità. Tra i diversi gruppi vi furono diatribe e disordini. Callisto venne gettato dalla finestra a seguito di una rivolta popolare, ma qualche anno dopo anche Ippolito fece una brutta fine, condannato all'esilio nel 235 d.C. dall'Imparatore Massimino Trace, assieme al nuovo papa Ponziano, morì in Sardegna nel 237 d.C..
papa Ilario

Occorre attendere altri due secoli prima di vedere sul soglio pontificio il primo sardo, Ilario (461-468 d.C.). E' definito un papa debole, di scarsa personalità, comunque di fatto affrontò l'Imperatore Antenio, colpevole di appoggiare una setta eretica guidata da un tale Filoteo. Il papa proibì all'imperatore di entrare in San Pietro fino a che non assicurò la soppressione del gruppo di eretici. Certo non era come San Leone Magno, il suo predecessore, ma non era neanche una mammoletta.
Affrontò i problemi causati dalla chiesa della Gallia e si occupò di abbellire molte delle chiese di Roma, di costruire biblioteche e oratori. Morì il 29 febbraio del 468 d.C. e fu sepolto in San Lorenzo fuori le mura.
Pochi anni dopo viene eletto un secondo papa sardo, Simmaco (498-514 d.C.).
papa Simmaco
Alla morte del papa Anastasio II a Roma si formano due fazioni, una più ortodossa guidata dal senatore Fausto che elesse papa Simmaco; un'altra fazione guidata dal console Festo che elesse l'arciprete Lorenzo. Le elezioni avvennero lo stesso giorno, il 22 novembre del 498 d.C.
Come al solito, da buoni religiosi, la parola passò alle armi e Roma divenne luogo di scontro (come per quasi tutte le elezioni papali!). Per cercare di risolvere la situazione ci si rivolse a Teodorico (re degli Ostrogoti e d'Italia) che da Ravenna sentenziò che la nomina dovesse andare a chi era stato eletto per primo o a chi aveva avuto la maggioranza dei voti. In questo caso Simmaco fu favorito, anche se vi furono dei sospetti di corruzione.
Per cercare di risolvere il problema delle elezioni papali, il primo marzo del 499 Simmaco convoca un concilio in cui si stabilisce che è vietato impostare trattative elettorali all'insaputa del papa in carica e prima della sua morte. Il papa inoltre ha diritto di scelta del successore. In caso di morte improvvisa del papa e di mancanza di indicazioni, sarà papa colui che avrà raccolto i suffragi del clero o la maggioranza dei voti. Un bel tentativo di cercare di limitare gli scontri, ma semplicemente uno dei tanti, infatti per quasi ogni elezione gli scontri si ripeterono, più o meno lunghi e sanguinari.
Papa Simmaco non doveva essere proprio un santo infatti pochi anni dopo, nel 501 fu denunciato al re per vari reati legati all'uso dei beni della chiesa e alle donne. Simmaco, forse sentendosi colpevole, scappò e Teodorico nominò un reggente per la chiesa: Pietro di Altino. Ma il caos proseguiva così i Vescovi si riunirono e decretarono che "nessuno aveva l'autorità di giudicare il vescovo di Roma per cui le accuse dovevano essere rimesse al giudizio di Dio". Ma l'opposizione non cessò, Lorenzo faceva il papa e Simmaco restava rinchiuso in San Pietro, attendendo tempi migliori.
Il re, seccato dai continui disordini, decise di prendere in mano la situazione e decise a favore di Simmaco che venne posto nuovamente sul soglio pontificio. Simmaco si occupò anche di abbellire diverse chiese di Roma. Morì il 19 luglio del 514.
La Sardegna viene nominata nuovamente intorno al 685 quando, sotto il papato di Giovanni V, il vescovo di Cagliari perde il diritto di nomina dei vescovi dell'isola, che rientrò nella giurisdizione di Roma.
Bisogna attendere al 817 d.C. per sentire nuovamente parlare della Sardegna. Viene eletto papa Pasquale I (817-824 d.C.). L'elezione dei papi in quel periodo veniva sottoposta all'approvazione dell'imperatore, in quel tempo Ludovico, che sancisce l'elezione con un diploma (Pactum cum Paschali pontifice) che dimostrerà in futuro la sua enorme importanza essendo uno dei documenti della storia pontificia che attraverso abili falsificazioni che forniranno supporto alle rivendicazioni territoriali della chiesa. Il papa infatti avrebbe ricevuto in dono da Ludovico il Pio non solo Roma con il suo Ducato e tutte le terre già oggetto di donazione da parte di Pipino e Carlo Magno ma anche la Calabria, Napoli, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia, senza tener conto l'esistenza dell'Impero bizantino sotto il cui dominio si trovava Napoli, Calabria, Sicilia e Sardegna. Quindi, secondo questi documenti la Sardegna passa sotto la Chiesa nell'817 d.C.!
Quelli erano tempi bui per i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo, infatti i Saraceni usando anche delle basi in Sardegna attaccavano il Porto di Roma. Siamo sotto Leone IV (847-855 d.C.), e i papi dovettero inventarsi anche condottieri!
Qualche secolo dopo sarà Benedetto VIII (1012-1024 d.C.) a prendersi carico del problema dei Saraceni. Questi dopo aver minacciato Salerno attaccarono Pisa mettendola a ferro e fuoco. Benedetto VIII nel 1016 organizzò una flotta capeggiata dal padre, mentre lui guidava le truppe di terra riportando una grande vittoria. I saraceni si ritirarono in Sardegna ma la flotta (in lega con le città di Pisa e Genova) riuscì a snidare gli infedeli e a liberare definitivamente l'isola, che da allora diventò colonia pisana (anche se non tutta!).
Per sentire nuovamente parlare di Sardegna occorre attendere l'arrivo di Federico II che, cercando di unificare l'Italia contro gli interessi della chiesa, sotto papa Gregorio IX (1227-1241 d.C.), intorno al 1238 concesse al figlio Enzo in occasione del suo matrimonio con la vedova del Giudice di Torres e di Gallura, il titolo di re di Sardegna, nonostante le rivendicazioni della chiesa.
Questo fatto diede molto fastidio al papa che nel 1239 scomunicò nuovamente Federico II...
Purtroppo mi devo fermare, in quanto non ho ancora trovato il seguito del libro, ma prometto di proseguire non appena possibile!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

giovedì 5 dicembre 2013

I papi, storia e segreti, di Claudio Rendina

Se cercate notizie su Claudio Rendina potrete scoprire che è uno scrittore, poeta e giornalista italiano, nato nel 1938, che si occupa principalmente di Roma, della sua storia e di quella dei suoi massimi rappresentanti, i papi.
San Pietro
In questi giorni ho letto il primo volume della storia del papato, da San Pietro (30-67 d.C.) a Gregorio IX (1227-1241 d.C.) e devo dire che sono rimasto colpito.
Il libro è scritto molto bene, la ricerca storica è approfondita ma sempre chiara e leggibile.
I papi (e relativi antipapi) sono presentati singolarmente e accompagnati dal loro ritratto.
Ciò che mi è piaciuto di più è come vengono presentate le relazioni tra i papi e il potere temporale, re e imperatori, d'oriente e d'occidente, poi i primi comuni d'Italia.
La storia della chiesa, con i concili e le falsificazioni è bene spiegata, mettendo sempre in evidenza le conseguenze delle principali azioni dei papi.
Grandi personalità come quella di Leone Magno (440-461 d.C.) che affronta a Peschiera il re degli Unni, Attila, salvando Roma, si alternano con immorali e brutali personaggi provenienti dall'aristocrazia romana (e non) nelle mani di matrone dalla dubbia fede cattolica quali Marozia, vera dominatrice di Roma tra il 925 e il 935 d.C.
Le lotte per il potere tra i Tuscolo e i Crescenzi porteranno sul soglio pontificio elementi quali Benedetto IX (1032-1044), uno dei più crudeli e ignobili papi di tutta la storia della chiesa a mio parere, capace di omicidi, di vendere la carica di papa e di salire sul trono pontificio per bene tre volte macchiandosi di ogni genere di delitto.
E che dire dei concili di Nicea, dei falsi atti di donazione di Costantino, usati per creare le basi giuridiche del potere temporale della chiesa... tutto ciò esposto magistralmente, grazie anche all'aiuto del Liber pontificalis e delle opere del Gregorovius, storico dell''800.
In definitiva, il libro non può mancare nella biblioteca di ogni casa!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
Archeologia, preistoria e storia, suddivisioni artificiose del tempo... l'unico testimone dell'evoluzione dell'Uomo...
Egitto... Roma... Sardegna...
Etruschi... Babilonesi... Assiri... Hyksos... Shardana... popoli del mare... Maya... Aztechi... Cinesi...
Vogliamo parlare di questi popoli e di altri... cercare di evidenziare similitudini e differenze... proveremo a studiare, assieme a chi ne ha voglia, popoli dimenticati... senza preconcetti!
Cercheremo di ripercorrere la storia di questi popoli con l'aiuto di storici antichi e moderni... ma non solo...
Cercheremo di andare oltre una disciplina scolastica leggendo testi antichi alla ricerca di radici ancora poco chiare...
Cercheremo di capire se è vero che l'uomo si è evoluto così come abbiamo studiato, linearmente, oppure se è possibile che le cose siano andate diversamente... come sostenne Platone!

Zibaldone...

Ricerca personalizzata