Ho appena terminato di leggere, con
interesse, il libro di Massimo Pittau, professore ordinario nella
facoltà di lettere e Preside nella facoltà di Magistero dell'Università
di Sassari.
Il libro affronta il
complesso argomento delle divinità della Sardegna, a partire dalla
civiltà nuragica fino ai più recenti riti della religione cristiana,
spesso costruiti sulla base (fisica e culturale) dei precedenti riti e
luoghi di culto.
Alcuni simboli
ancora presenti nella cultura sarda, come le corna del bue (maschere di
Ottana) o la stella solare sulla fronte, riportano a tempi antichi
legati al culto del sole e della luna, rintracciabili sia su monete
antiche che in più antiche raffigurazioni. A parere di Pittau il
bronzetto dotato di elmo cornuto, quattro occhi, quattro braccia e due
scudi, è la rappresentazione del dio della guerra nuragico. Purtoppo
sembra che il nome del dio non sia sopravvi
ssuto al passare del
tempo. Diverso è il caso del dio della salute. Nel 1861 è stata infatti
rinvenuta una colonna in bronzo, in località santu Jaci a San Nicolò
Gerrei, con un'iscrizione trilingue da cui si evince il nome del dio
venerato nel tempio li presente (latino, greco, punico): Aescolapius
Merre/ Asclepio Merre/Eshmun Merre.
L'autore
fa risalire il termine Macomer all'espressione punica Maqom Merre che,
se si considera che il santo protettore di Macomer è oggigiorno San
Pantaleo (medico e protettore dei medici), trova una sua ragion d'essere
Stesse
considerazioni valgono per Dolianova, un tempo chiamata San Pantaleo.
Nella chiesa sono stati trovati simboli come il serpente, animale sacro
all'antico dio della salute, Esculapio.
Interessante
il capitolo relativo al culto di Bacco e alle cerimonie registrate fino
a pochi anni fa in occasione dell'impianto di una vigna nei pressi di
Olzai e Mamoiada. Anche la venerazione di Bacco assimila gli antichi
popoli sardi con gli Etruschi.
Un bel libro, da leggere e tenere a portata di mano.
I miei complimenti all'autore Massimo Pittau.
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