venerdì 29 aprile 2011

La sapienza greca, di Giorgio COLLI

Durante queste vacanze pasquali ho passato parte del mio tempo libero immerso nella lettura di alcuni volumi sulla sapienza graca. Lettura interessante e ricca di curiosità.
Se avete qualche minuto da dedicare alla lettura proverò a condividere con voi alcune curiosità, cercando di non essere troppo noioso.
L'opera, di cui ho letto i primi due volumi, comprende frammenti di e su vari autori dell'antichità su diversi argomenti. In particolare Dioniso, Apollo, Eleusi, Orfeo, Museo, Iperborei, Enigma, Epimenide, Ferecide, Talete, Anassimandro, Anassimene, Onomacrito, Senofane, Pitagora, Eraclito, Parmenide, Zenone, Melisso, Empedocle, i Pitagorici, Filolao, Archita, Anassagora, Gorgia, Protagora, Diogene di Apollonia, Leucippo, Democrito, Prodico, Ippia, Antifonte e Crizia.  
Ecco alcuni brani che mi sembra meritino approfondimento.

Pindaro, Olimpiche
"...Si, se chi possiede la ricchezza conosce l'avvenire, se sa che gli animi violenti dei morti quassù subito pagarono la pena - mentre sotto terra qualcuno giudica i misfatti in questo reame di Zeus, dichiarando la sentenza con ostile necessità; ma godendo la luce del sole in notti sempre uguali, i nobili ricevono una vita meno travagliata, senza turbare la terra col vigore della loro mano, né l'acqua marina, per una vuota sussistenza; e invece presso i favoriti degli dei che godettero della fedeltà ai giuramenti - essi percorrono un tratto di vita senza lacrime, mentre gli altri sopportano una prova cui lo sguardo non regge.
E quanti ebbero il coraggio di rimanere per tre volte nell'uno e nell'altro mondo, e di ritrarre del tutto l'anima da atti ingiusti, percorsero sino in fondo la strada di Zeus verso le terre di Crono, là le brezze oceanine soffiano intorno all'isola dei beati..."

Aristotele, Protrettico
"... hanno detto che noi siamo nati per pagare il fio di alcuni delitti commessi in una vita anteriore, e sembra che sia vero ciò che si trova presso Aristotele, ossia che noi subiamo un supplizio simile a quello patito da coloro che in altri tempi, quando cadevano nelle mani dei predoni Etruschi, venivano uccisi con una crudeltà ricercata: i corpi vivi di costoro erano legati assieme a dei morti con la massima precisione, dopo che la parte anteriore di ogni vivo era stata adattata alla parte anteriore di un morto..."

Aristofane, Uccelli
"Da principio c'era Caos e Notte ed Erebo nero e l'ampio Tartaro,
ma non c'era terra né aria né cielo;
e nel seno sconfinato di Erebo Notte dalle ali nere genera anzitutto un uovo sollevato dal vento,
da cui nelle stagioni ritornanti in cerchio sbocciò Eros il desiderabile,
con il dorso rifulgente per due ali d'oro,
simili a rapidi turbini di vento.
E costui di notte mescolandosi con Caos alato, nell'ampio Tartaro, fece schiudere la nostra stirpe, e per prima la condusse alla luce.
Sino allora non c'era la stirpe degli immortali, prima che Eros avesse mescolato assieme ogni cosa; 
ma essendo mescolate le une alle altre, nacquero Cielo e Oceano e Terra e la stirpe senza distruzione di tutti gli dei felici."

Proclo, Commento al Timeo di Platone
"La luna infatti è una terra in alto nell'etere; ciò invero ha detto chiaramente anche il teologo: "e suscitò un'altra terra immensa, che gli immortali celebrano come Selene, gli uomini sulla terra invece come Mene, la quale ha molte montagne, molte città, molti tetti..."

Diodoro Siculo, su Orfeo cantore, poeta e sacerdote che visse in grecia ai tempi di Eretteo, diciamo intorno a 1400-1300 a.C.. Marmo Pario affermava che Orfeo visse ed operò ai tempi in cui Eretteo regnava ad Atene.
"Orfeo invero portò indietro dagli Egizi la maggior parte delle iniziazioni mistiche, i riti segreti intorno alle sue proprie peregrinazioni e l'invenzione dei miti riguardante l'Ade. Infatti il rito di iniziazione di Osiride è lo stesso di quello di Dioniso, mentre quello di Iside risulta qualsi identico a quello di Demetra, e soltanto i nomi sono scambiati. Egli introdusse poi le punizioni degli empi nell'Ade, le praterie per gli uomini pii e la produzione di immagini in presenza delle moltitudine, imitando ciò che accadeva intorno ai luoghi di sepoltura in Egitto."

Giovanni Malalas, Cronografia
"Della miserabile stirpe degli uomini lo stesso Orfeo dà un'espressione poetica in molti versi, di cui ecco una parte:"... fiere e uccelli e stirpi inutili di uomini mortali, pesi per la terra, immagini artificiose, senza sapere nulla di nulla, né, quando il male s'avvicina, abili a vederlo, né esperti a evitare proprio da lontano la miseria, né accorti, quando il bene è presente, nel rivolgersi ad esso e impadronirsene, ma a casaccio ignoranti, imprevidenti."

Ecco, per ora basta così, solo alcuni accenni che facciano venir voglia di approfondire... io intanto proseguo la lettura del terzo volume... Eraclito.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

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