domenica 3 giugno 2007

Giamblico - I misteri dell'Egitto

ovvero
Risposta del maestro Abammone alla lettera indirizzata da Porfirio ad Anebo e soluzione delle difficoltà che vi si trovano
Chi è Giamblico?
Nato a Calcide di Celesiria probabilmente intorno al 275 (o, forse nel 245, i dati sono discordanti!), muore nel 330 d.C.. Dopo aver studiato a Roma, Alessandria e in Sicilia. Fonda quindi una sua scuola filosofica in Siria.
Scrive molte opere soprattutto su Platone e la sua filosofia, una Collezione di dottrine pitagoriche e una Teologia dei numeri. Molto di ciò che ha scritto è purtroppo andato perduto.
Ma con “I misteri dell'Egitto”, Giamblico, fingendosi Abammone Egizio, ci parla delle antiche dottrine degli Assiri e delle “nuove dottrine” del suo tempo rendendo ragione d'ogni cosa in modo appropriato e conveniente... dando “alle domande teologiche la risposta del teologo, quella del teurgo alle domande di teurgia, e dai filosofi esamineremo con te i quesiti di filosofia; e porremo in luce seguendo i principi primi quelli tra essi che riconducono alle cause prime; e discuteremo in maniera conveniente dal punto di vista morale quanto si dice sui costumi e sui fini supremi; ed esporremo tutto quanto ancora resta con metodo e proprietà.”
Nonostante la brevità del testo gli argomenti trattati sono tanti e tali che il libro, nel tempo, e stato tradotto in varie lingue.
Da tanti considerato misterioso e incomprensibile, è forse una guida alla conoscenza del divino, dell'uomo e della natura che lo circonda, è un invito a trovare la verità usando l'intelligenza.
Giamblico comincia il suo scritto parlando di Ermes, riferendo che tale dio è considerato da moltissimo tempo come la divinità comune a tutti i sacerdoti, protettore della vera scienza degli dei... colui al quale gli antenati dedicavano le invenzioni della loro saggezza, ponendo tutti i loro scritti sotto il nome di Ermes.
Effettivamente Ermes, dio della scrittura e della magia (anche Ermes Trismegisto o Hermes Trismegistus dal greco Ερμης ο Τρισμεγιστος cioè Hermes il tre volte grande) era conosciuto tra gli arabi col nome Idris, in ebraico Hadores, in fenicio Tauto, molto simile al Thoth degli Egizi che lo chiamano anche Ptha.
Nei dialoghi Timeo e nel Crizia, Platone riferisce che nel tempio di Neith a Sais, vi erano stanze segrete contenenti registrazioni storiche possedute per 9.000 anni dati che coincidono con quanto racconta Erodoto nelle “Storie” sull'antichità dell'Egitto.
Ma allora perchè non si prende mai in considerazione l'ipotesi che la Storia vada riscrittà?
Giamblico dice:
“Lascia perdere chi ti parla, superiore o inferiore che ti sia, e considera invece se il discorso sia vero o falso, risvegliando attivamente la tua intelligenza”.
Ebbene, a mio parere la storia come ci è stata insegnata ricade tra le cose False!
Giamblico, cerca di dare spiegazione a comportamenti antichi come l'uomo e al tempo ancora in voga:
“possiamo dire che l'erezione di immagini falliche è un simbolo del potere rigenerativo e noi lo intendiamo come richiamato a fecondare il mondo; e per questo che la gran parte di tali immagini viene consacrata in primavera, quando appunto l'insieme dell'universo riceve dagli dei la forza generatrice dell'intero creato.”
Oppure, più semplicemente, spiega il volo degli uccelli,
“essi si muovono per impulso della loro anima particolare, ma anche dal demone protettore degli esseri viventi, come pure dai moti dell'aria e dalla potenza che cala dal cielo nell'aria (medesima): tutto questo muove (gli uccelli) conformemente alle intenzioni degli dei.”
affiancando al volere degli dei le forze della natura, “i moti dell'aria” - i venti - e la misteriosa “potenza che cala dal cielo” che noi chiameremo forza di gravità!
Non credo possano esserci dubbi in proposito!
Vi invito a leggere voi stessi il testo!

Su wikipedia (da cui ho tratto l'immagine di Giamblico) ho trovato alcune informazioni sulla gravità, si dice che: “Platone ed Aristotele pensavano che solo alcuni corpi, che chiamavano pesanti, fossero soggetti alla gravità. Tra i corpi pesanti non erano inclusi stelle, pianeti, Sole e Luna, il cui movimento "naturale" era ritenuto quello circolare. Aristotele pensava inoltre che oggetti di peso diverso cadessero a velocità diverse. Questa opinione fu contraddetta, nel VI secolo d.C., da Giovanni Filopono, che aveva affermato che facendo cadere corpi di masse differenti nello stesso momento si poteva verificare che arrivavano al suolo contemporaneamente. L'antica idea di Filopono fu ripresa all'inizio dell'età moderna da Galileo Galilei. Keplero stabilì che le orbite dei pianeti sono ellittiche, ma pensava tuttavia che il movimento dei pianeti fosse dettato da qualche "forza divina" emanata dal Sole. Newton realizzò che la stessa forza che causa la caduta di una pietra sulla Terra mantiene i pianeti in orbita attorno al Sole, e la Luna attorno alla Terra.”


Ciò conferma che in passato, ben prima di Galileo, Keplero e Newton, ci fù chi pensò alla forza di gravità, fece degli esperimenti e considerazioni sull'argomento...
Eppure la forza di gravità, ci è stato detto a scuola, è stata studiata da Galileo!
Quando si prenderà in considerazione l'ipotesi che la Storia che ci insegnano a scuola, forse, dovrebbe essere riscrittà?

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